Cominciamo con una battuta uscita fuori posto: “Avevo detto ‘ingiocabili’ ma anche che a volte ci sentivamo troppo forti perdendo concentrazione”. Questa frase ha fatto il giro, diventando un meme, pur nascendo in un contesto molto preciso. L’intervento di Henrikh Mkhitaryan alla Gazzetta dello Sport spiega il senso di tutto: non è presunzione dirsi “ingiocabili”, ma serve tagliare i momenti di rilassamento. All’Inter, assicura, servono sacrificio, spirito e lavoro duro per rendere tutto possibile.
Chivu vs Inzaghi
Il centrocampista evidenzia differenze nette con il passato. L’allenamento è cambiato: più verticalità, più aggressività nelle finalizzazioni, modalità diverse ma obiettivi familiari. I dettagli, sostiene, sono ciò che decide le partite.
Mkhitaryan non è solo un veterano: a 36 anni offre consigli ai più giovani. Parla con stima di (Nikola?) Sucic e Pio Esposito, invitandoli a essere più egoisti in area — perché l’attaccante viene giudicato dal gol. E sostiene che la pressione può diventare un ostacolo se non gestita.
Sul presente e sul futuro
“Nessuno deve partite convinto di non avere speranze in Champions”. Per lo scudetto, ammonisce, ci sono cinque‑sei squadre in lotta, la classifica lo conferma. Serve fame per cercare di vincere ancora.
Una riflessione
Infine una riflessione sul tempo che passa: prendere esempio da Modrić, che anche in età avanzata continua ad essere uno standard per chi ama il calcio. E una promessa: giocherò finché avrò qualcosa da dare, altrimenti arriverà il momento del dirsi grazie.