La Lazio si appresta ad affrontare una sorta di anno zero con l’arrivo di Sarri in panchina ed il consequenziale addio alla difesa a tre.
Con Inzaghi, i biancocelesti, sono stati plasmati sulla difesa a tre, modulo che il nuovo mister esclude quasi categoricamente.
La conferenza inizia con le parole del ds Tare che ringrazia Inzaghi per il lavoro svolto e gli augura buona fortuna alla sua nuova squadra. Allo stesso tempo, l’ingaggio di Sarri rappresenta per la società l’opportunità di fare un salto ancora più difficile. Arrivare a all’ex Juve e Napoli è stato un banco di prova per noi. È un allenatore con esperienza, ha un gioco offensivo e aggressivo, cosa che rispecchia tantissimo lo spirito della Lazio.
Ecco le prime parole di Sarri al timone della Lazio:
Sarà un derby incredibile con Mourinho, siete opposti come personaggi: quale citazione darà alla sua squadra?
Questo grande dualismo non riesco a vederlo. L’ho conosciuto, è un bel personaggio, mi rimane simpatico. Poi ha vinto più di me, anche se non vuol dire nulla. Nel derby faremo di tutto per venire a capo della partita. Non mi vengono citazioni, come ho già detto ai ragazzi vorrei vedere una squadra che ha un grande spirito di sacrificio nella settimana per festeggiare la domenica. Voglio un gruppo che abbia voglia di dominare la partita. Sono qui per due motivi. Il primo personale, perché ho intravisto nella Lazio la possibilità di tirare fuori le mie caratteristiche migliori. Anche se ci manca qualcosa per fare quello che piace a me, in questa squadra vedo i presupposti giusti.
Quanti rinforzi la società le ha promesso?
Con il direttore abbiamo fatto una lista di ruoli, abbiamo bisogno di alcuni giocatori per giocare un calcio diverso dal passato. Non ci siamo soffermati sui nomi, ma sulle caratteristiche. È un mercato difficile per tutti. È chiaro che mi piacerebbe partire domani mattina con i 24 giocatori della rosa definitiva, ma è impossibile, speriamo di essere veloci. Quanto tempo ci vuole? Difficile prevedere come un gruppo possa reagire. È un fattore è imponderabile, ho visto tutto nella mia carriera. A Napoli ho fatto due punti nelle prime tre partite, all’Empoli ero ultimo mentre al Chelsea siamo partiti subito forte. Alla Juventus è stato molto difficile, anche se poi abbiamo vinto il campionato.
Le critiche a Immobile?
Se Mancini lo mette dentro tutte le partite, vuol dire che è contento. Mi sembra che alla squadra faccia mancare poco, è di buon livello anche la partecipazione difensiva. Manca solo il gol, l’augurio è che arrivi quello più importante. Sono tranquillo su di lui per quello che sto vedendo.
La Lazio è più adatta a lei rispetto alla Juventus?
Sono entità astratte, le società sono fatte di persone. Ritengo che le persone che sono qui, in questo momento, siano adatte a me. Vedremo se sarà una valutazione giusta, non sarà un percorso facile e breve. All’inizio ho fatto sempre fatica con le squadre nuove, è inevitabile quando hai idee chiare di un tipo di calcio. Il primo obiettivo è divertirsi e deve cominciare a farlo l’allenatore, che poi riesce a trasmetterlo allo spogliatoio. A differenza dei luoghi comuni, non concepisco chi dice che per vincere bisogna giocare bene.
Stupito dall’assenza di Luis Alberto?
Non ha risposto a una convocazione, quindi è un problema dal punto di vista gestionale per la società. Sto aspettando che arrivi per parlare con me e i compagni per convincermi di quello che ha fatto. Se lo fa, il problema morale svanisce.
Crede nel rilancio di Felipe Anderson?
Se non ci credevo mi sarei opposto al suo acquisto. Qui alla Lazio fece 6-7 mesi incredibili, sembrava fosse destinato al Barcellona. Quando ero in Inghilterra ha fatto un buon girone d’andata, ma pecca sempre nella continuità. Noi dobbiamo cercare di creare la situazione migliore per lui. Non riesco a capire il motivo della sua discontinuità, spero di capirlo quando lo conoscerò. Ha potenzialità feroce.
La pressione di Roma?
Non sono un frequentatore di social, per me i tifosi sono quelli che mi si presentano davanti. Ancora non li ho visti. Non penso che alla Juventus, al Napoli e al Chelsea ci sia meno pressione, che fa parte di questo mestiere, che per me è più una passione. Speriamo che riavremo gli stadi pieni la prossima stagione. In questo momento comincio ad avere veramente voglia di tornare ad allenare.
Il modulo?
Ho fatto il 4-3-1-2 e tutti mi dicevano che ero integralista. Ora mi dicono che lo sono ma del 4-3-3. Probabilmente lo sono, ma ditemi di cosa. Il nostro obiettivo è partire con il 4-3-3, ma poi c’è l’evoluzione del lavoro. Spesso a stagione in corso ho cambiato, vedremo che esterni avremo a disposizione da subito. Il 4-3-3 tutela i nostri interni, che vanno tutelati perché devono mantenere sempre la pericolosità difensiva, mentre nel 4-3-1-2 verrebbero tritati per il dispendioso lavoro difensivo.
Obiettivo Champions?
Sarà un anno di costruzione, ma non deve precluderci niente. Sarà più difficile rispetto a quelli successivi. La Champions fa la differenza a livello economico. Scudetto? Vediamo, parte un ciclo diverso. Vogliamo diventare una squadra fortemente competitiva, il che vuol dire lottarsela. La società voleva farmi un contratto di 4 anni, sono stato io a chiedere di farlo più corto perché avendo una certa età devo capire, tra due anni, di avere le stesse energie. Se le avrò, sarà felice di prolungare.
L’Europa League può essere un modo per alzare l’asticella?
In Europa devi dare sempre tutto, è un errore sottovalutarla. Dipende la rosa a disposizione, ne serve una molto vasta. È un torneo difficile, giochi anche il giovedì con trasferte più lunghe. Al Chelsea ne cambiato 6-7 dal giovedì alla domenica, senza che la squadra ne risentisse. La stanchezza non è solo fisica, ma anche mentale di tutto l’ambiente, anche magazzinieri e massaggiatori. Il livello tecnico della competizione salirà, ci sono meno squadre perché c’è la Conference. Ma preferisco scoppiare a marzo che fare figure di merda in Europa.
Avrà difficoltà nel rapporto con il presidente Lotito?
Speriamo di no, è anche abbastanza grosso, avrei difficoltà a tenerlo. Penso di avere un buon rapporto, vengo da esperienze non facili con alcuni presidenti.
C’è qualcosa nella storia della Lazio che l’ha colpita?
Si può parlare di mille situazione che rimangono nella mente. Quella che ho più cara è la storia di Maestrelli, è un personaggio straordinario, ho conosciuto anche i famigliari.
Il ruolo di Lazzari?
Ci ho parlato questa mattina, mi ha detto di aver voglia di provare questa nuova esperienza. Gli ho detto che uno con la sua gamba può fare bene. C’è il problema del cross sul secondo palo? Ho fatto tre anni con Mario Rui a Napoli, non credo che siano diversi fisicamente.
Il futuro di Correa?
Potrebbe fare l’attaccante di sinistra se ha la voglia e gli stimoli di farlo. Il ragazzo però da un po’ ha manifestato la voglia di cambiare ambiente. Se quando torna ha cambiato idea, ne sarei molto felice.
La figura di Peruzzi?
Ci ho parlato massimo cinque giorni fa. È un personaggio importante per la Lazio. Spero di ritrovarlo, può darci una grande mano.
Muriqi, Immobile e Caicedo sono troppi?
Se ci fanno giocare in dodici ne metto due (ride, ndr). Quando la Lazio è venuta a parlare con me, abbiamo detto che bisognava cambiare qualche giocatore. In rosa c’è posto per due attaccanti centrali, vedremo cosa succederà sul mercato.