Il battibecco tra Acerbi e Bakayoko
La settimana che ha preceduto Milan-Lazio ha visto protagonisti Bakayoko e Acerbi. Il difensore biancoceleste, paragonando le due squadre, aveva dichiarato che “a livello di singoli non c’è storia”. La risposta dell’ex Chelsea non aveva tardato ad arrivare: “Ok Acerbi, ci vediamo Sabato”, il tweet del francese.
La questione sembrava essersi conclusa, con un semplice botta e risposta tra avversari alla vigilia di un’importante partita. Lo scambio di maglie tra i due nel finale sembrava aver sancito una pace ritrovata, ma ecco il gesto che non ti aspetti.
La corsa sotto la curva
Nel corso dei festeggiamenti per la vittoria (1 a 0 per i rossoneri) Bakayoko e Kessiè, autore del gol vittoria, hanno esposto ai tifosi la maglia di Acerbi. Il gesto non è piaciuto in primis ai compagni rossoneri, col difensore Musacchio che ha immeditamente bloccato i compagni.
Lo sfottò è proseguito negli spogliatoi, dove il centrocampista rossonero ha pubblicato una storia Instagram mostrando la maglia incriminata e aggiungendo: “1 a 0, amico mio”.
La risposta di Acerbi e le scuse dei rossoneri
Il difensore biancoceleste, deluso dai comportamenti degli avversari, ha commentato così l’evolversi della situazione:
Sono dispiaciuto perché ho scambiato la maglia per mettere fine alla questione, fomentare odio non è sport ma un segno di debolezza.
Quando la situazione si è finalmente tranquillizzata, sono arrivate anche le scuse dei giocatori rossoneri rivolte ad Acerbi.
Il mio è stato un gesto scherzoso Non volevo mancare di rispetto a nessuno. Chiedo scusa ad Acerbi se si è sentito offeso.
Queste le dichiarazioni di Bakayoko, seguite da quelle di Kessiè, che ha dichiarato: “Le mie scuse più sincere ad Acerbi, volevo semplicemente scherzare, niente di più. Massimo rispetto per tutti”.
I possibili provvedimenti
Questa situazione potrebbe non essersi conclusa con le scuse dei giocatori. La possibilità di squalifiche o sanzioni è almeno da considerare. Pur non essendoci stata una condotta violenta, potrebbe però essere condannato il fatto di aver fomentato polemiche e nervosismo tra giocatori e tifoserie.