Spalletti presenta l’ultima sfida del girone d’andata con lo Spezia che sarà ospite al Maradona.
“E’ sempre un dispiacere quando non si hanno calciatori di quel livello a disposizione (Insigne positivo e Osimhen infortunato, ndr). Sperando che migliori la situazione per tutti gli italiani, ora dobbiamo avere a che fare col rischio che possa succedere sempre qualcosa di nuovo. Abbiamo anche l’imposizione di continuare a fare punti perché le partite passano per non ripassare più. Non è in fondo che si fa il riassunto delle gare non vinte portando a supporto quello che è successo durante il periodo in cui si sono giocate. Noi abbiamo davanti una partita difficile e dobbiamo dare continuazione a quello sviluppo di partita. E’ come se fosse tutta una continuazione quella partita. Dobbiamo fare in modo di non essere mai usciti da San Siro. Ci attende una gara difficile perché io conosco bene l’ambiente Spezia, ci ho giocato, una città e una squadra a cui sono particolarmente legato. So come vive quella città lì la passione per questo sport e so che è una partita difficile. Ci dispiace molto per chi sta fuori, ma chi è dentro deve sapere chiaramente quale dovrà essere il comportamento giusto”.
Dopo il caso Udinese-Salernitana, non sarebbe il caso di ragionare anche sul rinvio della Coppa d’Africa?
“Vorreste tirar dentro le istituzioni, ma il mio è un altro ruolo. Diventa facile per me dire che io la Coppa d’Africa, in un momento così delicato in cui si mettono a rischio le persone, l’ho definita un mostro invisibile. Da un punto di vista mio è così. Poi apprezzerò molto ciò che si vedrà nelle partite di Coppa d’Africa perché ci sono i migliori giocatori al mondo, ma quando poi entro nel mio spogliatoio e non vedo statue tipo Koulibaly e Osimhen mancano dei riferimenti. Anche lì si spera che buonsenso e ragione delle istituzioni facciano delle valutazioni corrette e profonde”.
Recupera Mario Rui. Ci dobbiamo aspettare una formazione diversa rispetto a San Siro?
“Quando le partite sono così ravvicinate bisogna prendersi qualche ora in più prima di tracciare la formazione definitiva. Da quest’allenamento di stamani, fatto in maniera vera e corretta, in modo da pensare al futuro con fiducia. Le reazioni si vedranno oggi pomeriggio, parlo di gambe e muscoli dei ragazzi. A noi poi le racconteranno stasera. Se mi telefona stasera dopocena glielo dico”.
Finora 39 punti in classifica: com’è il suo bilancio?
“Per come sono fatto è un casino andare a dire se poi sono contento o no. A me rimane soprattutto il fastidio di quello che non s’è riuscito a portare a casa, anche se non puoi più metterci le mani. Io scenderei sempre in campo e scendo sempre in campo. L’ultima volta mi sono messo i tacchetti di gomma e ora li metto sempre perché mi sono sentito più a mio agio nello spostarmi in quei due metri quadri che ho. Una volta sono caduto anche a terra. Bisogna scendere in campo sempre allupati, come quando ho cominciato a parlare di calcio anni fa. Sotto sotto io voglio andare a vincere le prossime perché poi lì dentro ci si tira quello che è il tuo trascorrere quotidiano. Io la mattina quando mi alzo trovo i tifosi del Napoli mentre vado al parcheggio a prendere la macchina e tutti hanno la stessa voglia e te la trasferiscono. Puoi essere tranquillo quanto ti pare e così ermetico, ma i tifosi ti entrano dentro, ti scavano, ti fanno dei buchi. E oltre a quelli che sono i tuoi voleri, la tua ricerca, ci si mette anche quella delle persone che incontri, che amano questa squadra e aspettano di poter contribuire a vincere una partita in più. Bisogna andare nella direzione di vincere tutte le partite che ha davanti”.
E’ stato infastidito dalle polemiche sul gol annullato a Kessié?
“Probabilmente è stato un fuorigioco per qualcuno particolare a caldo. Lì per lì per qualcuno si è acceso un po’ di dubbio al dibattito, però poi a freddo tutti hanno espresso e detto – compresi gli organi istituzionali dell’AIA – che si tratta di una regola UEFA e FIFA, esprimendosi in maniera unanime. Se poi qualcuno vuole rimanere a caldo, senza averla raffreddata, è una scelta sua. Più nitida di questa di situazione è difficile ritrovarla, per cui non capisco di cosa si parli”.
Lobotka è diventato un valore aggiunto quest’anno?
“Come tutti i calciatori del Napoli, Lobotka è innanzitutto un bravo ragazzo. C’era uno mezzo e mezzo e non c’è più, l’abbiamo mandato via l’anno scorso. Io ho sempre avuto grandi registi, grandi numeri quattro. Il buon regista è quello che sa fare tutto bene, il grande regista è quello che fa in modo che la squadra faccia tutto bene. Lobotka appartiene alla seconda categoria, è un grande regista. Poi di buoni registi ne abbiamo tanti, lo possono fare in tanti. Di grandi registi in squadra ci sono Lobotka e Fabian, poi dipende se si gioca con un regista solo o con due più bassi che si dividono i compiti. Il regista spesso è colui che salva l’allenatore dalla pazzia. Quando c’è un gran regista dentro ti affidi alle sue giocate. Di qui ne sono passati di grandi calciatori, ad esempio Jorginho è un grande in quel ruolo”.
Dopo il Milan arriva lo Spezia in un momento così.
“Questa non è la conferenza di celebrazione per la vittoria di Milano, ma la conferenza di presentazione della gara con lo Spezia. Stessa cosa vale per l’allenamento di stamattina. E noi abbiamo l’imposizione di vincere questa partita, anche se non si tirano dietro – perché impossibile – le gare precedenti da un punto di vista di riprenderci qualcosa. Però poi le sconfitte creano anche presupposti di crescita perché creano una reazione in me e nei calciatori. Io sono orgoglioso e fiducioso come spero che lo sia la mia squadra domani. Dobbiamo costruire qualcosa di serio, di credibile per questa gente che ci vuole bene e che vive dietro al risultato della partita. Non si scherza sul sentimento delle persone. Domani voglio vedere grandissima intensità fin dal riscaldamento”.
Abbiamo visto Osimhen allenarsi in maschera: può essere a disposizione?
“Non c’è domani, non è con lui che si può vincere questa partita”.
Come avete preparato la sfida allo Spezia?
“Oggi abbiamo deciso di fare diversamente, lasciando scorrere i primi 10′ senza le pause. Il nostro match analyst ha fatto scorrere i primi 10′ per far capire che non si fa una cosa organizzata. In quei 10′ ci si rendeva bene conto di quella che sarà la partita, che sarà difficilissima”.
Il Napoli si candida ad essere l’anti-Inter?
“Noi vogliamo vincerle tutte e già essere ‘anti’ di qualcuno ci disturba un po’. Noi non siamo anti di nessuno, noi vogliamo far vedere la nostra bellezza, giocando le partite e cercando di fare un buon calcio. Si vede poi in fondo di chi siamo peggio e a chi potevamo togliere qualche punto in più. Bisogna avere la nostra identità, un progetto, una volontà di essere ambiziosi. E poi alla fine si fanno somme e sottrazioni”.
Il Napoli è la squadra con la miglior classifica negli scontri diretti: a lei cosa lascia?
“Ognuno ha i suoi di numeri. Se prendo un solo dato dipende da dove voglio massaggiare, cosa voglio che il mio cervello pensi di più. Invece nell’essere obiettivi vanno presi tutti i numeri. Contro l’Atalanta, ad esempio, è uno scontro diretto e abbiamo perso. Con l’Inter abbiamo perso. Abbiamo numeri diversi”.
Lei coinvolge tutti: è questa la sua forza?
“E’ proprio una impostazione personale quella di voler stare con tutti allo stesso modo, di voler amare tutti i calciatori allo stesso modo, di voler dare possibilità a tutti di esprimersi nel miglior modo possibile. Attraverso quelli che sono i comportamenti si rendono possibili una buona classifica, il poter avere dei sogni, il tracciare delle ambizioni, l’andare a prenderle col valore dei calciatori. A trovare difetti non ti danno mai meriti. Qualche volta va detto, ma difficilmente se trovi solo difetti vai a migliorare qualcuno. Si cerca di essere giusti, obiettivi. Poi c’è il loro valore che è indiscutibili. Bisogna essere anche giusti nel dichiarare che questi ragazzi hanno delle potenzialità. E lo si dice solo se le hanno. Abbiamo a che fare con un gruppo di calciatori che sanno come si sta in uno spogliatoio, e anche quello è un valore importante. Inoltre sanno come comportarsi per giocare in una squadra”.
Gli esterni d’attacco stanno segnando poco.
“Sì, ma a questi numeri vanno aggiunte le sostituzioni. Se uno non gioca dieci partite di campionato… Prima c’erano tre sostituzioni e una la tenevi fino in fondo perché avevi il dubbio del portiere, come ora che ci sono cinque cambi. Ora c’è un po’ meno di minutaggio per chi parte dall’inizio. Politano e Lozano, ad esempio, li ho sostituiti molte volte tra loro e quindi gli abbiamo tolto qualcosa. Non si fanno i premi per i gol, si fanno i premi per l’obiettivo, lo dicevo l’altra volta a Giuntoli. E il difensore che salva il gol, ad esempio? Niente premio? Dunque in questo senso ci entrano anche i minutaggi. La filosofia del titolare dei 60′ e dei 30′ entra in questo discorso qui. Per me non ha valore quanti gol hai fatto, ma come hai fatto giocare la squadra e che contributo hai dato alla squadra”.
La chiave tattica della partita con lo Spezia?
“Per non subire le ripartenze bisogna mantenere un ordine di prevenzione corretta. Ci sono quelli che fanno gli assaltatori e chi invece fa l’uomo che presidia una zona di campo per la riconquista della palla e la ripartenza. Questa cosa di non fare organizzare bene il loro 3-5-2 deve essere la prima qualità, altrimenti le distanze possono venire a disturbarti, per quella che è la nostra disposizione tattica. Ci sono i due esterni a tutta fascia e con chi vado a prenderlo? Con l’attaccante o col terzino? Sono tutte cose che ricerchiamo in allenamento, anche se abbiamo avuto solo l’allenamento di oggi per preparare questa partita. Ieri non abbiamo fatto niente perché siamo tornati tardi e chi ha giocato a San Siro ha fatto defaticante”.
Arrivano altri complimenti per il successo di San Siro.
“No, non si parla più della partita col Milan. Ora pensiamo allo Spezia”.
Quanto può essere incisivo Juan Jesus?
“Se continuiamo a dire che la rosa ha un valore è perché è così. Se esaltiamo un calciatore, ne andiamo a svalorizzare un altro. Se Anguissa non si fosse sbattuto o Lozano non avesse pressato davanti per far alzare subito la palla al Milan… Se davanti si pressa si aiutano i difensori. Sono tutti coinvolti nel comportamento di un singolo, non ho mai visto un supereroe che prende tutti i palloni da solo. Juan Jesus ha fatto bene, può migliorare. Abbiamo una squadra forte, la società è stata brava a prendere Juan Jesus a costo zero perché era stato messo fuori da un’altra squadra, noi crediamo in lui”.