Juric presenta la trasferta di Udine dove vorrà dimostrare che il suo Torino ha ancora ampi margini di miglioramento.
Due settimane di pausa: come sono andate e che partita sarà ad Udine?
“E’ una squadra difficile da affrontare, grande forza fisica e all’andata fu complicata. Mi aspetto un’altra gara tosta, dobbiamo entrare bene. Abbiamo avuto qualche problema anche legato al campo, che abbiamo cambiato. Ma ci siamo allenati bene”.
Quanto è stato utile il periodo di pausa?
“Il richiamo della preparazione non l’abbiamo fatto, noi seguiamo un programma annuale per alzare il livello fisico e tecnico. La sosta non mi è piaciuta, vedevo la squadra in una forma eccezionale e quando stacchi hai un po’ di dubbi. Dobbiamo accenderci subito e fare una grande partita. Sono arrivati i nuovi e vedremo in che condizioni sono”.
I nuovi giocheranno?
“Non giocheranno dall’inizio. La mia idea è che c’è una base ottima, ma dietro dobbiamo mettere ragazzi giovani che guadagnino meno rispetto a quelli di prima: dobbiamo stare nei parametri nella società, non puoi guadagnare 8 e non giocare. Servono ragazzi che non sono subito titolari fissi, ma che con il tempo e con la crescita possono diventare pezzi forti. Con il tempo, teoricamente hanno prospettive importanti”.
Come stanno gli infortunati e Pjaca in particolare?
“Pjaca sta bene: ha avuto una piccola roba al ginocchio, ma niente di grave. E’ normale in lui e Mandragora che possano subire qualcosa, ma se tutto va bene sarà convocato. Buongiorno ha avuto un problema all’adduttore, bisognerà fare attenzione e prenderemo una decisione. Djidji ha ricominciato ad allenarsi e spero che sconfigga un noioso problema al pube”.
Ci fa un bilancio sul mercato?
“Il presidente ha fatto il passo di cui parlavamo ad agosto, il futuro del Toro è capire bene i valori dei giocatori e chi ha doti tecniche e fisiche per essere il domani di questa squadra: non faccio nomi, ma c’è chi ha avuto un peso importante in questi mesi e dietro bisogna mettere giovani che crescano. L’idea è stata sposata, il presidente ha fatto un passo verso questo. Bene, ma possiamo fare meglio: io, Cairo e Vagnati possiamo essere ancora più uniti. Dobbiamo trovare ancora più unità sapendo già quanto si può spendere. Questo mercato è stato giusto come idee, poi lo vedremo con il tempo. Ma per le intenzioni mi è piaciuto molto”.
E’ stato un mercato coraggioso, come voleva lei?
“In estate, tolto l’ultimo giorno, non fu un mercato di fiducia. Ma bisogna guadagnarla agli occhi del presidente, abbiamo costruito una squadra competitiva ma non in sintonia. Dopo questi mesi, adesso andiamo sulla stessa linea: serve migliorare i rapporti e definire meglio i ruoli, ma abbiamo fatto passi in avanti.
Come sta Belotti?
“Per me è sempre uguale la storia del contratto: devono esserci due parti. Se tutto va bene, da lunedì potrebbe cominciare a lavorare con il gruppo e vedremo le sue condizioni”.
Pellegri a che punto è?
“Io e Marco (il team manager, ndr) parlavamo di suo figlio: deve costruirsi come uomo, ha avuto tanti problemi fisici e non è cresciuto come hanno fatto Pobega, Ricci e Pessina. Loro hanno fatto step by step, Pellegri ha avuto tutto subito. Massara e Maldini sbagliano poco quando prendono giocatori al Milan, lui deve migliorare tanto e andarci cauto sul piano fisico. Deve trovare felicità nel lavorare, ma le potenzialità sono enormi. Se troviamo le componenti, possiamo avere un giocatore importante”.
Come commenta il rinnovo di Bremer?
“Fa un gesto allucinante verso la società firmando per un solo anno: lui ha grandissime ambizioni personali, ma permette alla società di essere serena e di valutare le cose senza fretta e senza pressioni. E’ un gesto fantastico. Il mio obiettivo è arrivare che un giocatore come Bremer firmi per cinque anni e pensi che ci sia una prospettiva diversa: ci vuole tempo e volontà, ma l’idea è questa. Siamo sulla strada giusta, lui si comporta in maniera esemplare”.
Ricci è ciò che mancava?
“Abbiamo fatto grandi passi in avanti a centrocampo, c’è stata grande crescita. Mi è piaciuta la scelta di Ricci: è molto intelligente, è un play e tutta la vita ha giocato davanti alla difesa. Ma si mette in discussione facendo un calcio in cui chiedo tutto, dal gioco agli inserimenti. E’ una cosa bella, usa entrambi i piedi e ha ottima visione, ora deve migliorare in aggressività e nel tiro. Per struttura fisica, possiamo fare un bel lavoro con lui. Abbiamo alzato il livello di visione del gioco, Ricci competerà con loro e diventerà un giocatore importante”.
Quanto è forte la tentazione al fatto di valorizzare su chi ha un futuro legato al Toro?
“A me non interessa: se penso che Pobega, che è in prestito secco, si meriti di giocare, gioca. E lo stesso discorso vale per Belotti. I giocatori sono tutti uguali, a prescindere da chi sia nostro e chi no. Sarebbe bruttissimo a livello umano fare diversamente, io scelgo solo a livello tecnico”.
Che difesa sceglierà per domani?
“Buongiorno ha sempre fatto bene in quel ruolo, da ultimo uomo ha giocato bene: abbiamo provato Zima in mezzo e Izzo a destra. Se Buongiorno non ce la fa, andremo con l’altra opzione”.
Ricci può cambiare il modulo e mettere in discussione le idee di Juric?
“Mandragora ha trovato le linee di passaggio, ora gioca di prima. E’ tutta una crescita: penso che giocando a tre a centrocampo, come facevo con Pessina o Barak, il concetto del gioco non cambia. Se metti un play, cambi molto: possiamo anche far diventare trequartista Pobega, ma il modo di giocare è quello lì”
E’ soddisfatto del vostro pressing?
“Lo stiamo facendo bene dall’inizio. Siamo cresciuti tanto negli ultimi anni soprattutto nella fluidità del gioco, abbiamo fatto tante partite abbinando diverse cose. Non abbiamo avuto grandi cali e la squadra crede in quello che fa, fino adesso sono contento”.
Come giudica la scelta di Gatti di non venire al Toro?
“E’ un giocatore della Juve adesso: quando parlo di comunicazione, mi riferisco a questo. Se dico che un giocatore è forte, va preso subito. E lui è un giocatore forte. Ha scelto la Juve, è anche normale in un certo, ma mi dispiace perché poche volte escono giocatori del suo livello dalla B e dalla C”.
Qual è il ruolo di Seck?
“Parte da destra e si accentra, ma può anche giocare più in mezzo. Ha qualcosa che ci ha stuzzicato, non si è espresso pienamente e ha bisogno di tempo. Ma è un 2001, fino a 16 anni non ha giocato a calcio e ha margini allucinanti. E’ un rischio grande, ma anche un margine grande. Con Ricci sai chi hai preso e con un grande lavoro abbiamo margini di migliorarlo”.
Un’ultima riflessione sul suo progetto.
“Entrare nelle decisioni, anche economiche, fa parte del progetto. E’ bello preparare le partite e vincerle perché dà adrenalina subito, mentre il progetto con questi ragazzi mi piace. Ora ho un gruppo che sta crescendo bene, abbiamo cambiato tutto al Filadelfia: dal modo di vivere ai professionisti che stanno entrando, vogliamo far crescere i ragazzi a 360 gradi. Vedi ragazzi che diventano uomini e che apprezzano ciò che stai facendo per loro”.