In settimana avrete lavorato sul campo ma si è parlato molto di altro… Ci può dire qualcosa?
“Ne avete parlato voi, noi siamo stati concentrati sulla partita. Ad ogni modo è una storia lunga, provo a spiegarmi. I tifosi hanno espresso con noi quello che volevano chiarire, mi riferisco all’atmosfera sul pullman, le battute, ecc. Poi ho parlato io, anche se non mi sarei mai aspettato di dover chiarire qualcosa con i tifosi del Bologna dato che c’è una grande stima reciproca. Però quando c’è necessità di spiegarsi tra due parti che si amano vuol dire che qualcosa non è andato bene. Ci siamo confrontati su quello che aveva dato fastidio a entrambi, a me per esempio ha dato fastidio quello striscione che parlava di un pullman di pezzenti. Nella vita io ho sbagliato diverse volte ma ho sempre avuto l’umiltà di chiedere scusa nel momento in cui capivo di aver sbagliato, questo però non era il caso. Inoltre, ho sottolineato di essere straniero, e non per una questione di lingua, ma per quanto riguarda la mia cultura, le mie radici. Il mio modo di scherzare, comportarmi è totalmente diverso da quello degli italiani. Capita quindi spesso che mi debba spiegare negli scherzi. Quando sono arrivato in Italia vedevo sempre gli italiani parlare alzando le mani e la voce e pensavo stessero sempre litigando, poi ho capito… Nel mio paese invece quando si litiga non si alza la voce. Poi sono andato a spiegare punto per punto quello che loro hanno contestato. Ho chiesto se qualcuno di loro fosse mai salito sul pullman di una squadra prima di una partita… Non esiste una regola su come uno si deve comportare. Ci sono squadre che non si parlano perché stanno concentrati e zitti o perché sono preoccupati, quelli che alzano la radio o scherzano per allentare la tensione. L’atmosfera sul pullman era normale, come è stata tante altre volte. Per quanto riguarda quello che ho detto… Beh ho fatto una battuta sulla faccia tatuata perché mi divertiva, ma non ho detto ‘quel pezzente’. Ognuno è libero di vivere la propria passione come vuole quindi ho scherzato anche sull’età ma perché di solito si mettono i giovani a bloccare un pullman; e quando ho detto che sembrava stessimo vincendo il campionato era un complimento, non una presa in giro. Poi ho fatto notare che chi ha fatto il video l’ha fatto per far vedere da dentro cosa si sentiva e sui saluti ho spiegato che a nessuno è venuto in mente di scendere a salutare. Ho scherzato sull’autista? Beh tutti gli autisti trattano i loro pullman come figli, quando andiamo in trasferta dobbiamo dargli la camera vista-pullman… Figuratevi in quella situazione. E’ per quello che ho scherzato. Lui era preoccupato dei danni che potevano essere arrecati al pullman. Questo è tutto quello che è successo lì dentro, non credo di aver offeso nessuno e ho chiesto scusa per non essere scesi a salutare. Ho aggiunto anche che da due anni e mezzo parlo con gratitudine nei confronti dei tifosi; ho sempre detto che questo calcio senza tifosi non è calcio. Credo di essere l’ultima persona che vuole mancare di rispetto a questi tifosi. Poi ho fatto notare che viene sempre detto di quanto Bologna ha fatto per Mihajlovic, ma nessuno ricorda quando Sinisa ha fatto per i tifosi: la salvezza del primo anno, il lavoro dall’ospedale per guidare la squadra durante la malattia. Sono stato bravo io e sono stati bravi i tifosi, siamo pari. Altra cosa, quando giocavo e ora che alleno, io divento tifoso per quella squadra, sono un ultrà in panchina. Perciò se avessi mancato di rispetto ai tifosi e alla squadra, io avrei mancato di rispetto a me stesso e credo di dimostrarlo sempre: quando parlo con i giornalisti, quando guido la squadra, quando affronto gli arbitri… Io quando perdo le partite sono incazzato nero, quanto un tifoso credo. E sono così perché amo il mio lavoro. Con la Stella Rossa vincemmo la Coppa dei Campioni quando c’era la guerra in Serbia e noi sapevamo che dovevamo giocare per la gente, per farli godere almeno per qualche ora. La situazione attuale di pandemia è simile. Io so cosa significano i sacrifici e non arrivare a fine mese quindi quello che io voglio trasmettere anche ai miei ragazzi è che noi dobbiamo vincere le partite per fare contenta questa gente qua. Gli striscioni, i fumogeni, sono cose che queste persone comprano togliendo magari qualcosa alla loro famiglia, così per le trasferte. Per quello che ho vissuto, io credo di essere l’ultima persona che può mancare di rispetto ai tifosi del Bologna. Io gli voglio bene e gli vorrò bene sempre, per quello che abbiamo passato insieme. Ho la coscienza pulita. Ora parliamo di calcio”.
La risposta ora si da anche sul campo…
“Le risposte al di là di quello che succede si deve sempre dare sul campo. Prima della partita e della fiaccolata ho fatto un discorso ai ragazzi per il quale Bigon mi ha detto che gli era venuta voglia di spogliarsi, di giocare lui, e invece nonostante questo e la fiaccolata, abbiamo sbagliato l’atteggiamento. Ho detto dopo la partita ai ragazzi che forse sarebbe stato meglio se i tifosi fossero venuti a contestarci; ma non è colpa loro, bensì mia, perché non sono stato in grado di far capire ai ragazzi che quella era la partita più importante della stagione, uno spartiacque. Perciò al di là di tutto io le risposte le voglio sul campo. Dopo il Benevento sappiamo che non possiamo e dobbiamo sbagliare l’atteggiamento mentale. Non bisogna mai spegnere l’interruttore”.
La partita di domani potrebbe comunque essere una partita spartiacque?
“E’ comunque un derby… Tra l’altro non ho mai visto così tanti derby come a Bologna. Ad ogni modo noi andiamo là per vincere e vogliamo andare in campo con la testa e l’atteggiamento giusto”.
Tra l’altro è il suo compleanno…
“Si, domani. Anche se non mi piace ricordarlo perché sono vecchio. Se dovessero vincere mi farebbero un bel regalo”.
Negli ultimi anni con il Sassuolo questa partita è diventata importante forse perché i tifosi prendono spesso esempio da quello che è riuscito a fare la società. Cosa c’è di diverso in quello che la società è riuscita a fare?
“Beh, direi di partire da quanto hanno speso per i giocatori. Boga, Locatelli sono giocatori da 15/20 milioni. Così parti in vantaggio. In generale però si parla di due società solide e serie, con due giocatori che amano giocare a calcio. Anche la partita di andata è stata equilibrata. Ora dobbiamo migliorare i dettagli, non voglio rivedere quanto è successo l’ultima volta. Faremo i conti alla fine, ma il Sassuolo non è un punto di riferimento, non vogliamo essere come loro. Siamo simili per il modo di vedere il calcio e perché si parla di Club solidi”.
Lei ha ancora due anni di contratto. Due partite fa ha parlato di quanto la società vorrà investire per il futuro per poi decidere cosa fare. C’è qualcosa che può farla propendere nella decisione di rimanere o andare via?
“Io a Bologna sto bene, sono tranquillo e sereno anche se qualche volta mi arrabbio. Sto bene con i ragazzi, con la società, fino a qualche giorno fa anche con i tifosi (ride, ndr). Ora penso a salvarmi e a fare più punti possibile, poi a fine stagione parleremo degli obiettivi della società e si vedrà ma fino ad ora abbiamo sempre condiviso tutto e siamo sempre stati d’accordo. Ad ogni modo non si sa mai quello che potrà succedere”.
Si sa se domani gioca Poli?
“Poli non gioca, poi saprete perché ma ora non posso dirlo”.
Stia attento sul palco di Sanremo ai fuori onda, dato che sembra ormai certa la sua presenza…
“Ci andrò. Stamattina ho sentito Amadeus e gli ho detto che per fortuna non c’è il pubblico perché io e Ibra a cantare, i due Zingari, non so cosa può succedere. Sul ballo ho dimostrato che non ce la posso fare, sul canto penso sarà ancora peggio… Ci sarà da ridere. E anche Ibra che sul ballo va meglio di me, sul canto non è gran che. Poi dovremmo cantare in playback, ma a Sanremo si può?! Ad ogni modo sarà una bella esperienza, io amo i cantanti italiani, e poi l’Italia è un grande paese, l’unica cosa che vi manca è un po’ di coraggio”.
Pensa un po’ meno alla premier?
“Io sono un vagabondo, uno zingaro che dove lo metti sta. Ovunque sono stato mi sono trovato bene, perciò non ho il bisogno di andare via per forza. E poi io sono uno che vorrebbe fare di tutto ma dovrei vivere 150 anni… pensare che ho rischiato di morire a 51”.