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Andrea Agnelli Presidente Della Juventus Durante La Gara Di Coppa Italia Tra Atalanta E Juventus
Marco Canoniero / Shutterstock.com

Juventus: Agnelli e Nedved parla per l’ultima vola all’assemblea degli azionisti

“Nel corridoio degli spogliatoi ci sono le foto dei capitani della Juventus. Negli ultimi giorni abbiamo perso due capitani che hanno la foto come Ernesto Castano e Gianluca Vialli, per questo motivo chiederei a tutti di fare un minuto di silenzio. Qui con me c’è il vicepresidente Pavel Nedved a cui lascio la parola”.

Prende la parola Pavel Nedved.: “Non ho parlato spesso ma oggi mi sembra doveroso fare un saluto per ringraziare tutti voi. Quando sono arrivato qui ero un giovane giocatore adesso sono un dirigente di mezza età. Ogni momento della mia vita juventina merita tanti ringraziamenti. Nel 2001, quando sono arrivato in questa nuova realtà, grazie al sostegno dei dirigenti, dei compagni, che si sono comportati con me come una famiglia. Questo club non è solamente uno dei più importanti, ma anche un onore per chiunque possa rappresentarlo. Avevo smesso di giocare da pochi anni quando gli azionisti mi chiesero di entrare nel consiglio d’amministrazione. I primi anni sono stati una grande scuola, ho potuto relazionarmi con professionisti e dirigenti di altissimo livello. Ogni giorno ho potuto imparare qualcosa. Poi sono diventato vicepresidente e sono molto orgoglioso di questo in carico. Un lavoro quotidiano fatto di incontri ma soprattutto di passione. Dal primo giorno del mio allenamento fino a oggi, la passione non è mai mancata. Alla fine grazie a lei presidente, grazie a te per la nostra amicizia anche fuori dal lavoro. Penso soprattutto alle nostre partite, dove ci divertivamo, litigavamo, dove si è rinforzato il nostro legame, la nostra unione. Per me è stata determinante per il nostro lavoro. So quanto ami la Juventus, quanti sacrifici hai fatto, quanto sei stato leader per tutti noi. È stato un onore stare al tuo fianco, grazie presidente, grazie a tutti”.

10:12 – Prosegue l’ormai ex presidente Andrea Agnelli: “Quando parliamo di calcio di cosa parliamo? Il calcio fa parte dell’industria dell’intrattenimento, è la principale attività all’interno dello sport. Guardo per cercare di capire quelle che sono le migliori soluzioni per la nostra industria alcuni dati degli investitori. Abbiamo enormi fanbase. Fanno riflettere i numeri delle acquisizioni dei club come Chelsea, Milan, Newcastle ma fanno ancor più riflettere quelli che sono gli investitori. In molti continuano a non comprendere la differenza fra un gioco e un’industria. Io ero presidente dell’ECA e membro del Comitato Esecutivo dell’UEFA. L’analisi era evidente: c’era insostenibilità del sistema, non profittabilità dei Club, gli unici a rischiare. Si coglieva già all’epoca la disaffezione da parte dei tifosi, spesso su questo punto siamo stati criticati, ma mi ha fatto abbastanza effetto leggere da Ghirelli il fatto che si parli di disaffezione dei tifosi. Chi gestisce il livello intermedio si sta accorgendo di questo. La proposta era una creazione di ecosistema per le leghe principali europee, che aumentasse la stabilità e il rischio d’accesso è tra i più grandi; che mantenesse la simbiosi tra i campionati domestici e quelli internazionali. In quasi cent’anni hanno giocato in Serie A solamente 68 squadre, alcune di passaggio: ricordiamoci di questo quando parliamo di accesso alle competizioni. Mi viene da pensare che se io avessi voluto mantenere una posizione di privilegio mantenendo i miei ruoli evidentemente non avrei preso le decisioni che ho preso. Invece credo che il calcio europeo abbia bisogno di riforme strutturali per il futuro, altrimenti assisteremo al declino del calcio a favore della Premier League, che in pochi anni attrarrà tutto il talento europeo. Mi sembra evidente che i governatori attuali non vogliano ascoltare preferendo mantenere la loro posizione di privilegio. Sono i monopolisti, sono i gate-keeper della competizione. Da questo punto di vista la speranza è che la Corte di Giustizia Europea definisca questo sport come industria. Le argomentazioni che sento, rispetto a questo, parlano della specificità dello sport, strutturata su base volontaria. Il fatturato del calcio è di 55 miliardi e occupa 700mila persone. A me sembra che l’articolo 165 del trattato UE sia da prendere seriamente in considerazione, mi auspico che questa sentenza possa aprire la strada a una gestione diversa. Ci tenevo a ringraziare il Real Madrid e il Barcellona per il coraggio contro le minacce della Uefa nella primavera 2021, in base all’articolo 51 del proprio statuto. Saremmo stati sanzionati perché ci siamo ritrovati in una stanza a pensare a un futuro migliore senza interpellare l’Uefa. Ora siamo a pochi giorni da un possibile cambiamento. C’è stata tanta attività svolta all’interno della Juventus, con grandissimo orgoglio. Per lo sviluppo immobiliare del club, 400 milioni nell’ultimo decennio: lo Stadium, il JTC, il Museum, i negozi sparsi per l’Italia, il J Village e i miglioramenti di Vinovo. Uno dei risultati è stata la creazione del logo, che ci pone in una nuova dimensione e ha dato una svolta rispetto all’immagine dei club a livello globale. Il coraggio di questa nuova dimensione darà i suoi frutti nel tempo, darà un’ampia riconoscibilità nel club, soprattutto a chi non è un sostenitore del calcio. E permetti di estendere il marchio in diversi ambiti. C’è stata la gestione di situazioni complesse come calcioscommese, Last Banner, inchiesta Prisma. Alcune di queste da gestire nei prossimi mesi. I risultati sportivi sono motivo di grandissimo orgoglio. La prima squadra, le Women, soprattutto la Next Gen che ha portato un trofeo al Museum. Stanno dando il loro frutto nell’inserimento dei talenti della prima squadra. Con perseveranza, dedizione e passione, possiamo avere il 50-60% della rosa della prima squadra che arrivi in 5-8 anni con evidenti, grandi benefici, mantenendo la competitività a livello nazionale e internazionale. Quanto esposto non sarebbe stato possibile senza le donne e gli uomini della Juventus. D’Angelo, Bertoli, i ragazzi del magazzino. (Agnelli elenca tutti i collaboratori della Juventus nella sua gestione, compresi Paratici e Marotta, insieme a tutti gli allenatori passati sotto la sua gestione). Sicuramente qualcuno l’ho dimenticato, ma sappia che tutti hanno il mio profondo senso di gratitudine. Poi ci tengo a sottolineare il piano triennale approvato nel giugno 2022, che si fonda su 5 pilastri. Uno finanziario, uno gestionale, uno politico: su ognuno di questi, c’è la responsabilità operativa di chi è responsabile in ogni singola area. È evidente che non abbiamo le competenze per fare tutti i business, ma cerchiamo di farne tanti. Questo è il grande risultato di questi anni. L’ultima parte di questo discorso è personale. Avendo chiuso una parte della mia vita così importante, la mia volontà è trovare una pagina bianca davanti da poter riaggredire e affrontare con passione, evidentemente dopo un periodo di vacanza. È stata una mia decisione, personale, con le assemblee (Exor e Stellantis) che presiedo, farò un passo indietro. L’ho fatto d’accordo con John Elkann, con il quale il rapporto è solidissimo. Una decisione in accordo con John Elkann, con Ajay Banga (presidente di Exor, n.d.r.) e Carlos Tavares (CEO di Stellantis, n.d.r.). Voglio affrontare il futuro con una pagina bianca, lo reputo indispensabile per avere una libertà di pensiero per affrontare questa nuova parte. Non vedo l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della mia vita. Fino alla fine”.

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