Iachini torna sulla panchina durante la sosta per le nazionali ed ha avuto poche occasioni per confrontarsi con la squadra. L’intenzione è di recuperare Callejon e di puntare su Vlahovic e recuperare tutti.
Si parte subito con la domanda sul ritorno. Pensava di poter tornare alla Fiorentina?
“No, non ci pensavo. Sono rimasto legato al gruppo, ai giocatori, alla società. Pensavo le cose potessero andare meglio, così non è stato ed è arrivata la chiamata della società. Come l’anno scorso non ho potuto dire di no, mi auguro di poter capire cosa non va per poter dare il mio contributo per risalire la classifica”.
Due notizie positive: l’esplosione di Vlahovic e il ritorno di Eysseric. Ripartirà da loro?
“Per quanto riguarda Dusan, l’anno scorso ha fatto 6-7 gol con me senza rigori. Quest’anno ne sta facendo di più e sta migliorando il suo score, anche con i rigori: ne sono felice. Vorrei ricordare che, quando a inizio stagione mi parlavano dell’arrivo di una punta, dicevo che Vlahovic fosse incedibile e che potesse far vedere grandi cose. Lo stesso dopo la trasferta di Milano con l’Inter, è entrato Dusan e ha avuto la palla del 4-2 che non è andata a buon fine, è entrato sull’episodio finale. Ci sono state tante critiche nei suoi confronti dopo quella gara, io l’ho fatto giocare titolare la partita dopo. Questo fa capire quel che penso di lui: a inizio campionato quest’anno non abbiamo potuto fare la preparazione, Kouamé era più brillante perché è più leggero e Dusan aveva bisogno di più lavoro. Basta dire questo per far capire la stima che ho di Vlahovic. Detto questo, io voglio cercare col lavoro, con la partecipazione, di ritrovare tutti i ragazzi. Kouamé, Callejon: tutti quei giocatori d’attacco che hanno avuto meno fortuna in questo periodo. L’obiettivo è di avere la disponibilità e la partecipazione di tutto il gruppo. Sarà importante che tutti partecipino. Non conta più Iachini, Beppe, o Cesare. Non contano più i singoli, conta il gruppo e il fatto che tutti portino un rendimento importante quando si viene chiamati in causa, che sia dall’inizio o nei minuti finali. Per portare in alto la Fiorentina ne abbiamo bisogno. Stesso discorso vale per Eysseric, per il quale c’è sempre stima e considerazione, anche se la sua situazione all’inizio era diversa. Mi aspetto tanto anche da lui”.
Ballardini l’altro giorno, commentando le parole di Prandelli, ha detto che gli allenatori sono comunque dei privilegiati. Cosa ne pensa?
“Non me la sento di commentare dichiarazioni dei colleghi. Ognuno ha il suo pensiero e va rispettato. Nel caso di Cesare, c’è grande stima e amicizia. Ci conosciamo da anni e non me la sento di commentare un suo sfogo. Lui stesso ha chiesto a tutti di girare pagina e di lasciarlo tranquillo. È giusto rispettare la persona e andare avanti, pensando al lavoro. Non mi piace commentare le parole di Ballardini: Davide ha il suo pensiero e la sua idea, la rispetto. Ma per quanto riguarda Cesare, preferisco rispettare la persona e non commentare oltre. Ce l’ha chiesto lui, è giusto che sia così”.
Quale sarà la prima cosa che dirà alla squadra?
“Chiederò, come ho già iniziato a fare, grande partecipazione e disponibilità, dal primo al 95° minuto. Indossiamo una maglia gloriosa, importante, va onorata dall’inizio alla fine”.
C’è stato un confronto con la proprietà e la dirigenza. È arrivato un messaggio dall’alto alla squadra?
“Sì, di compattezza, d’unità d’intenti. Di voglia da parte di tutti e consapevolezza del fatto che abbiamo un calendario impegnativo. Ci vorrà compattezza da parte di tutti, dall’ambiente alla squadra passando per la dirigenza e per il presidente: ieri ci ha voluti salutare, è sempre il nostro primo sostenitore. Vogliamo cercare i punti che servono per portare a casa un campionato che è diventato più complicato di quanto non si pensasse. Vogliamo cercare di fare prestazioni importanti per portare a casa i risultati. Si potrà fare soltanto pensando al noi, non all’io. Dobbiamo fare in modo che le cose viaggino in maniera positiva”.
Che squadra ha ritrovato?
“In questo senso, da un lato c’è un po’ di preoccupazione per la classifica e per alcune situazioni. Allo stesso tempo, c’è voglia di cambiare le sorti, di mettere in campo tutto quello che si ha per andare a giocare le partite che servono con l’atteggiamento giusto. Cercherò di capire in fretta le sensazioni: te le può dare solo la partita, c’è da capire se c’è convinzione, emozione, timore. Ci saranno da riprendere certi discorsi in fretta per avere una squadra ben organizzata, che sappia fare bene entrambe le fasi. Mesi fa siamo stati la miglior difesa del campionato. Certi risultati si costruiscono sull’attenzione giusta in fase difensiva, e allo stesso tempo siamo stati in grado di migliorare la fase offensiva. Voglio capire cosa la squadra ha memorizzato, magari dopo la partita col Genoa avrò un metro più preciso per capire cosa migliorare”.
Cosa non è andato nella prima parte di stagione con lei in panchina? E cosa cambierà ora?
“L’abbiamo detto all’inizio. Purtroppo è stato particolare per tutti, quando non puoi fare la preparazione estiva. E non voglio cercare scuse ma dico solo quello che è accaduto. Poi abbiamo avuto qualche problema fisico, penso per esempio a Pezzella: dietro abbiamo dovuto cambiare in continuazione. Poi abbiamo avuto dei ragazzi col Covid, da Pulgar a Callejon. C’era bisogno di un po’ di tempo. Inoltre tanti giocatori sono andati con le nazionali, il lavoro che volevamo svolgere non l’abbiamo potuto svolgere. Serviva qualche settimana in più di tempo per una condizione migliore. Detto questo, abbiamo fatto comunque ottime partite, col Torino in casa o con l’Inter a Milano. Però dovevamo migliorare sotto l’aspetto fisico per fare partite come nello scorso campionato. Non ne abbiamo avuto l’opportunità, però è andata come è andata. È un campionato particolare, basti vedere chi è in fondo alla classifica: squadre come Parma e Torino non erano partite per stare lì. Magari senza preparazione, col Covid, senza tifosi, alcuni valori vengono meno e 2+2 fa 3. Sono cose che a lungo andare possono pesare. In quest’ultimo periodo, però, non ci sono se o ma. Dobbiamo andare in campo pronti e concentrati, cercare i valori che possono essere determinanti per fare partite giuste”.
Da dove ripartirà a livello tattico?
“Abbiamo iniziato a lavorare, nelle assenze di alcuni ragazzi, su alcune situazioni tattiche. Detto questo, quando un allenatore subentra va sulle certezze della squadra. Su quello che sente i giocatori possano recepire e su cui possano sentirsi un po’ più sicuri, per non dare eccessive preoccupazioni o ulteriori insicurezze. Dobbiamo rimanere concentrati: tutti i modi possono essere giusti e tutti i moduli possono essere sbagliati. Contano la concentrazione, l’attenzione, la partecipazione. In questo senso, tornando alla prima parte della stagione, i 4 gol di Castrovilli, i gol degli esterni e la pericolosità delle mezzali fa capire che non si attacca solo con le punte ma anche con l’aggressività e le palle difensive. Stiamo riprendendo certi discorsi, l’importante è che nelle due fasi di gioco ci sia la partecipazione giusta da parte di tutti. Dobbiamo ridare a questo gruppo certezze e sicurezze in sé stessi”.
Si sentono belle parole in conferenza stampa e poi c’è delusione in campo. Come si fa a tenere viva la scintilla in uno spogliatoio che a fine stagione cambierà?
“Si fa. Si leggono le situazioni, si deve capire se c’è una piccola malattia e cercare di curarla in fretta. Bisogna capire cosa non va. Allo stesso tempo, il coinvolgimento di tutti è importante: tutti si devono sentire titolari, con cinque cambi a partita non può essere altrimenti. Non è detto che chi parte dall’inizio è titolare e chi resta fuori è una riserva. Non ragiono così, ma penso a studiare una prima partita, una seconda partita e una terza partita. Ai ragazzi dico che a volte è più importante chi subentra, ma se non c’è fiducia da tutti e in tutti quando vengono chiamati in causa possono non darti quello che ti aspetti. Sono tutti titolari, e quando entrano in campo devono dare tutto per la Fiorentina, per la maglia, e perché la città possa essere orgogliosa di loro”.
La Fiorentina può dare tutto?
“Sì, ne sono convinto. Dovremo avere questo atteggiamento, durante la settimana per poi portarlo in partita. Dovremo ritrovare certe situazioni, anche da parte di quei ragazzi che hanno perso un po’ di fiducia nell’ultimo periodo. Mi aspetto tanto anche da loro e da tutto il gruppo”.
Si riparte da Callejon e dal tentativo di spingere di più? O si rivedrà il “vecchio” Iachini?
“Callejon ha qualità importanti, mi farà piacere recuperare anche lui alla causa della Viola. È un giocatore che può darci ancora tanto, è arrivato per sostituire un po’ Chiesa, che facevamo giocare da terzo attaccante o da esterno. Purtroppo, appena arrivato ha avuto il Covid e non è più stato disponibile nella mia gestione. Cosa sia accaduto dopo non so. Resta la sua qualità e la sua vivacità: è un giocatore importante, dovremo far sì da ritrovarlo e che ci possa dare una mano. Detto questo, nella mia gestione precedente abbiamo giocato tante partite con Chiesa e le mezzali offensive: l’intento era un calcio efficace, propositivo. C’eravamo riusciti, coniugando la miglior difesa del campionato. Ora dovremo ritrovare una fase di ferro e introdurre certi concetti in fase offensiva. Se riusciremo, ben venga. Era il mio obiettivo dall’inizio, non c’è stato tempo. Ma era successo già alla fine dello scorso campionato. Se riusciremo a ritrovare quella strada, quei calciatori offensivi potranno darci una mano: andiamo step by step”.
Che squadra è il Genoa e cosa servirà alla Fiorentina per fare risultato?
“Ballardini ha fatto un grande lavoro. Ha dato un’identità precisa alla squadra: ha avuto problemi di Covid all’inizio, ora ha un’identità. Ha qualità ed esperienza in tutti i reparti, davanti ha anche giovani interessanti. Ballardini ha saputo amalgamarla bene, la Fiorentina affronterà una partita difficile da affrontare con la mentalità giusta. Il Genoa ha ottime individualità, basta guardare il percorso fatto negli ultimi mesi”.
Come ha trovato Amrabat?
“L’ho visto solo un giorno. Vediamo nelle ultime ore come sta. Ho saputo che nelle ultime settimane ha avuto qualche problemino alla schiena. Stiamo valutando tutte le situazioni fisiche e poi sul campo verificheremo lo stato di condizione. Mi aspetto da tutti, e anche da Sofyan, partecipazione e rendimento: è nelle sue corde. Ho fiducia in tutti i componenti della squadra e tutti dovranno rispondere per il bene unico della Fiorentina”.
In casa giocherete con le più forti e in trasferta con le dirette avversarie. La mancanza di pubblico può essere un vantaggio?
“Non dobbiamo guardare a casa o fuori casa. Anche perché il pubblico non ci sarà. Dobbiamo pensare a preparare dieci finali, ognuna con una partita perfetta. In Serie A basta un piccolo errore per compromettere una partita. Dovremo essere più concentrati, attenti: dovremo lavorare di organizzazione e di squadra nelle due fasi, farlo nella migliore nei 90 minuti. Dovremo cercare di portare a casa più punti possibili. L’anno scorso abbiamo vinto tanto, fuori casa mi sembra 5-6 partite. Dobbiamo tornare a pensare che in casa o fuori casa non faccia differenza. Servirà un atteggiamento giusto, positivo e propositivo. Dobbiamo capire subito chi siamo, quali difetti abbiamo, quali scorie e timori dobbiamo toglierci di dosso in relazione alla classifica. Dobbiamo spogliarci di tutte queste cose. Il calcio vuole serenità e testa libera”.
Un aggiornamento sulle condizioni di Igor e Kokorin?
“Stanno lavorando in maniera differenziata. Igor lo conosco bene, ha giocato diverse partite con me e penso che potrà rientrare nelle prossime settimane. Per quanto riguarda Kokorin, ho avuto la possibilità soltanto di un colloquio, ha avuto questo infortunio che magari non gli ha consentito di partecipare alla vita della squadra”.