In una cornice di pubblico spettacolare, la Roma ha dato vita ad una delle imprese che rimarranno nella storia del club. L’Olimpico, vestito a festa come ormai non si vedeva da tempo, è stato il teatro della magnifica vittoria dei giallorossi guidati da Di Francesco. Sotto gli occhi della bandiera ed ex capitano Francesco Totti, De Rossi e compagni hanno ribaltato le sorti di un match dall’esito che sembrava già scritto. Sotto per 4 gol a 1 al Camp Nou, i giallorossi completano una stupenda rimonta, fissando il risultato sul 3 a 0 e conquistando la semifinale di Champions League.
Un nuovo vestito per la Roma: serata sconsigliata ai deboli di cuore
Neanche il tempo di riordinare le idee in vista del fischio d’inizio ed ecco la prima novità: il 3-5-2 o, se preferite, 3-4-1-2 in fase di possesso. Un fedelissimo, quasi zemaniano, del 4-3-3 come Di Francesco, decide di stravolgere completamente ogni dettame tattico del suo credo calcistico in vista della partita più importante della stagione. Una decisione forte, certamente ponderata e che, a posteriori, si rivelerà decisiva.
I difensori centrali a disposizione sono 3 (Manolas, Juan Jesus e Fazio) e l’allenatore sceglie di schierarli tutti titolari, con Florenzi e Kolarov sugli esterni a tutto campo. Centrocampo di sostanza con capitan De Rossi, Strootman e Nainggolan. In avanti Schick, schierato un po’ a sorpresa, a sostegno di Edin Dzeko.
Nel finale di partita, nel momento di maggiore spinta, il modulo si trasformerà addirittura in un 3-4-3, con gli ingressi in campo di El Shaarawy ed Under.
De Rossi si regala una serata da Iniesta, Manolas sembra Cannavaro a Berlino
La tempesta perfetta si abbatte su un Barcellona troppo brutto per essere vero. Messi e compagni faticano ad imporsi e a limitare gli avversari, con De Rossi, Manolas e Dzeko in stato di grazia. E’ proprio sull’asse De Rossi-Dzeko che nasce il primo gol, con un lancio al bacio per il bosniaco che aggancia di destro e calcia di sinistro per il momentaneo 1 a 0. Il capitano giallorosso gioca una partita incredibile, mettendo in ombra uno dei mostri sacri del centrocampo come Andres Iniesta.
L’intesa tra De Rossi e Dzeko prosegue anche in occasione del raddoppio, quando l’attaccante consegna il pallone al proprio capitano, in un gesto che non ha bisogno di spiegazioni. Il centrocampista è freddissimo, glaciale dal dischetto e trafigge Ter Stegen.
Il Barcellona capisce che la situazione si sta facendo difficile e prova ad alzare il ritmo, spostando in avanti il baricentro. La Roma è compatta, con Manolas in stato di grazia: le prende tutte! Ed è proprio il greco che regala la gioia più grande ai tifosi: sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Under, anticipa tutti e mette in rete la palla del 3 a 0. Che soddisfazione, dopo l’autogol nel match d’andata.
Di Francesco e il calcio “all’italiana“
Dopo anni passati ad idolatrare i miti del tiqui-taka spagnolo o del falso-nueve, siamo forse di fronte alla rivincita del calcio di casa nostra. Una squadra, un blocco compatto, undici uomini che difendono alla morte e pochi istanti dopo sono ad un passo da segnare un gol. Il calcio all’italiana è terribilmente eccitante, emozionante, divertente, da togliere il fiato. Soffrire tutti insieme, stringere i denti e poi ripartire come se non ci fosse un domani, con tutto il fiato che si ha in corpo fino che le gambe ti sorreggono.
Di Francesco ha dato una grande lezione ma senza insegnare nulla di nuovo. Partire in netto svantaggio e cercare il gol nei primissimi minuti, poi tanta intensità, palla o gamba, tutte e due non passano. Quando undici giocatori diventano una squadra possono dar del filo da torcere a chiunque, il pallone è rotondo e ieri sera ne è stata la dimostrazione.
Le pensate dell’allenatore
La vittoria sul Barcellona è figlia anche di scelte, condivisibili o meno, che hanno fatto lasciare punti per strada in campionato alla Roma. La panchina di Dzeko contro il Bologna (poi entrato e autore del gol del pareggio finale), alla vigilia della trasferta in terra catalana, è solo un esempio. L’intelligenza dell’allenatore sta anche in questo, nel dare delle priorità conoscendo il valore del materiale umano a disposizione.
Dopo aver vinto in Italia e nel Mondo con i vari Capello, Ancelotti, Lippi siamo forse all’alba di un nuovo giorno per il calcio italiano. Simone Inzaghi, Allegri e lo stesso Di Francesco stanno restituendo una dimensione internazionale alle nostre squadre, mentalità forse snobbata da tanti negli ultimi anni.