Che valutazione si può fare sulla Real Sociedad?
“Sono un’ottima squadra. Onestamente difficile trovare punti deboli, Alguacil è un bravissimo allenatore. Non è facile fargli gol, poi ci sono giocatori tecnicamente bravi. Essere quarti in Liga dietro tre giganti è tanta roba. E’ veramente un squadra di qualità, non siamo stati fortunati nel sorteggio, ma quando sei in un’Europa League di super qualità come questa è sempre difficile. Ma loro ci guarderanno con lo stesso rispetto che avremo noi”.
Che giocatore è Oyarzabal?
“Devo dire che lui è molto bravo, ma c’è più di lui. Anche dal punto di vista individuali ne hanno altri di alto livello. Poi è importante come giocano di squadra e difensivamente sono molto organizzati. Sono bravi a cambiare modulo in corsa, sono una bellissima squadra. Faccio tanti complimenti a loro, perché le tre squadre davanti hanno un potenziale economico che non è paragonabile alle altre, ma la Real Sociedad sta lì dall’inizio. Hanno incontrato lo United e vinto a casa loro, vincendo anche il girone. Posso solo fare loro i complimenti”.
Abraham nel 2023 è cresciuto, ma non sembra ancora quello della scorsa stagione. Cosa gli manca per tornare al top?
“Per me c’è solo un Abraham che mi interessa ed è quello che fa il giocatore di squadra e che era in panchina nell’ultima partita e festeggiava il gol nella curva. Sembrava che avesse segnato lui. Capisco che possa fare più gol, ma l’importante è il contributo che dà alla squadra e i 15 minuti che ha giocato con la Juve ha fatto bene. Anche Belotti sta bene. Se non hanno giocato bene a Cremona è perché la squadra non ha giocato bene. Contro la Juve tutti e due hanno fatto un grande lavoro per la squadra. E’ una settimana unica nella sua vita per Abraham quella passata perché è nato suo figlio. Per me è sufficiente che i miei attaccanti lavorino bene per la squadra”.
Sull’intensità della squadra quando si gioca tre volte a settimana
“Dal punto di vista fisico noi siamo in mani di grandissima qualità. Anche il mio modo di lavorare con Foti ha sempre un obiettivo a livello fisico e facciamo un grande lavoro. Il dna dei singoli giocatori non si può cambiare. C’è chi può giocare tutti i giorni come Javier Zanetti e altri che soffrono di più. Dal punto di vista mentale dobbiamo essere capaci di giocare ogni partita con quella pressione buona di dover vincere la gara. Perché se non si vince poi gli obiettivi di squadra sono un problema. Lo scorso anno siamo arrivati sesti, quello primo ancora settimi. E’ un tipo di classifica che non aiuta, sei a un punto dove finire sesto, settimo od ottavo che non ti permette di vivere con quella pressione che serve. Corpo e mente si abituano alla tranquillità di non subire quella pressione, ma noi siamo in evoluzione. Nel mio primo anno abbiamo perso due volte con Milan, Inter e Juve. Quest’anno abbiamo battuto Inter e Juve e pareggiato con il Milan. Penso che la squadra stia crescendo dal punto di vista mentale. La continuità nel vincere tre partite di fila alla settimana è dove invece ancora fatichiamo”.
Spera di poter esser in panchina già domenica contro il Sassuolo?
“Non mi aspetto niente e non parlo fino a che il processo non finisce. Quando finirà non avrò problema a rispondere a un paio di domande. Ora va rispettato il processo e aspettare tranquillo”.
Su Dybala?
“Il merito che sta così bene è di Paulo, dei suoi compagni e dello staff. Ha trovato un gruppo empatico e sente l’amore della tifoseria. Io lo aiuto solo dal punto di vista fisico. Si sente importante perché è importante per noi. Non è un Paulo rinato, ma rinnovato nelle motivazioni. Merita tutto questo affetto”.