Spalletti non sarà in panchina in quanto squalificato e parla della sfida che attende i suoi al Maradona contro l’Atalanta di Gasperini.
“Emergenza? Ora bisogna scegliere tra quelli che rimangono. Ciò che è fondamentale è stare uniti, a protezione della squadra che ha già dimostrato nelle difficoltà quanto ha a cuore questa maglia. E gli si vede quotidianamente a tutti gli allenamenti. Non c’è miglior occasione di quando poi ti capita di giocare. Ogni tanto scherzando a qualcuno che rimane fuori mi succede di dire ‘Guarda che prima o poi ti faccio giocare’, visto che sono pronti a mettere in pratica le proprie qualità. Ora capita l’occasione e non c’è situazione migliore di questa per vedere se ci si lascia spaventare oppure si vuole andare a trovare nuove energie e nuove risorse. Quello che diventa fondamentale è che abbiamo ben impresso nella testa, come un chiodo fisso, che noi siamo il mezzo per raggiungere la nostra felicità e quella di tutte le persone che ci stanno vicine e ci vogliono bene. Quando tocca a noi è il momento di farlo vedere che si ha questo potete e che si riconoscere di avere questo potere”.
Arriva l’Atalanta in uno degli scontri diretti per lo Scudetto.
“Si passa da un eccesso all’altro. Noi possiamo stare al vostro fianco quanto volete, però non siamo dei polli. Siamo partiti per degli obiettivi ben chiari, tutto il resto lo vedremo strada facendo. Vedremo che tipo di viaggio saremo in grado di portare avanti. L’Atalanta è un cliente scomodo, molto scomodo, perché è costruita bene. Quando parliamo di rosa forte per quanto riguarda noi è perché io lo dico, mentre qualcun altro non lo dice ma pure lui ce l’ha. Se si va a vedere l’aspetto della copertura doppia di tutti i ruoli sono meglio di noi. Noi abbondiamo in avanti, ma se si parla di completezza di squadra noi siamo a posto ma ci sono molte altre che sono più a posto di noi. L’Atalanta è una squadra completa, tosta, che sa bene dove vuole andare. Noi abbiamo delle caratteristiche che le possono creare dei problemi, bisogna vedere come si riesce poi a pilotare la partita. O la conduci o diventi un passeggero della partita, monti sopra e ti portano in giro per il campo loro. Questo non dobbiamo farlo perché se sei passeggero dell’Atalanta può portarti a sbattere dove vuole”.
Qual è il suo stato d’animo dinanzi a quest’emergenza e dopo la sua squalifica?
“Sempre lo stesso. Io sono convinto di avere delle potenzialità di squadra, però facciamo un passo alla volta. Faccio fatica a sopportare la squalifica perché vengo cancellato dal mio mondo. Io vivo per fare l’allenatore, per stare insieme alla squadra. Però c’è da fare una riflessione. Io spendo tempo nelle riunioni a dire che comportamento dobbiamo avere in campo e in panchina, non solo ai calciatori ma anche ai massaggiatori, ai dottori, ai magazzinieri e tutti quelli che compongono la partita. Io chiedo ai miei calciatori di comportarsi in un certo modo, di saper accettare un errore arbitrale, di non cadere nelle provocazioni degli avversari. Errori arbitrali come gli errori che posso fare io quando sbaglio una sostituzione o altro. Per questo dovrò pagare la multa alla squadra. Quando io chiedo una cosa alla squadra e loro non lo fanno gli si fanno le multe, stavolta tocca a me pagare loro. Bisogna trattenersi, anche quando accade qualcosa che ritieni ingiusto. Il fatto di star fuori davvero mi disturba e mi dispiace perché a me piacere vivere la partita da dentro, anche nelle complicazioni. Per quanto riguarda gli infortunati, poi, succede così. Con queste partite così ravvicinate ogni partita è un viaggio verso l’ignoto, non sai cosa ti succede. Il risultato di 2-0 non ti mette al sicuro perché poi magari gli altri cambiano cinque uomini e diventa un’altra partita. Diciamo che noi siamo sotto tempesta in maniera più precisa perché oltre agli infortuni abbiamo avuto anche il Covid. Se ti tocca metter dentro dei calciatori che tre giorni fa hanno avuto il Covid diventa difficile poi riuscire ad avere una risposta come ti aspetti. Allora ancora di più gli si fanno i complimenti ai calciatori per la disponibilità”.
Sulla partita con l’Atalanta.
“Tutto sommato è quello che vorremmo tentare di fare, mantenere il possesso palla per portare la partita sul nostro binario. Dobbiamo riuscire a gestire la maggior parte della partita perché se la gestiscono gli altri ti portano ad essere un po’ sparpagliati perché hanno quest’ampiezza di gestione di palla. Quando cominciano l’azione ti creano quest’aggiramento nella loro proposta di gioco, andando da una parte all’altra, e la chiudono in molti l’azione. Con questa fisicità e questa forza che hanno. Se loro gestiranno molto palla sarà inevitabile subire le loro caratteristiche e la loro qualità. Abbiamo tentato di farlo negli ultimi venti minuti col Sassuolo e non ci siamo riusciti. Tutte le volte che si recupera palla bisogna sforzarsi di creare le controffensive giuste”.
Demme e Politano hanno i 90 minuti nelle gambe?
“Vanno fatte delle valutazioni. Di questo si porterà dentro anche le possibilità scientifiche che abbiamo per andare a valutare delle cose. Vorrebbe dire dargli un’ulteriore notizia di quella che potrebbe essere la formazione, ma Gasperini è già bravo e ha già molte notizie, quindi questo lo tengo per me”.
Quanto sarebbe importante avere un Maradona come quello visto con la Lazio?
“Lo stadio diventa fondamentale. Ho parlato qualche volta con De Laurentiis e lui è molto disponibile. Quando si vive lo stadio bisogna comportarsi bene perché è un luogo importante e bisogna soprattutto andare a prendere quelle cose che ci fanno divertire, che ci danno la possibilità di avere un sostegno da tutti e concederlo a tutti. In società stanno lavorando anche per questo. I calciatori ne hanno un grosso beneficio, ma anche quelli fuori che vedono ai bordi le partite sanno che il nostro stadio pieno può dare un contributo notevole”.
Juan Jesus è pronto a sostituire Koulibaly?
“E’ facile perché io lo conosco da diverso tempo. La cosa più significativa è come viene accolto quando un calciatore entra nello spogliatoio. Già si è fatto apprezzare per le qualità e la persona negli anni precedenti, tutti nel nostro mondo ne parlano bene. E poi ha esperienza, forza da vendere, conoscenze. E’ chiaro che farsi trovare pronto è quello che fa la differenza per quelli che hanno giocato meno, ma ha tutte le caratteristiche per svolgere i compiti in maniera precisa”.
Mertens nelle ultime partite è tornato quello di un tempo.
“Domani è il capitano, per cui è quello che deve darci una mano e indicarci la strada. Chiedete a me di Mertens? Ditemelo voi, voi l’avete visto bene chi è Mertens, io l’ho apprezzato da fuori”.
“Ce ne sono molte perché questo modo di smanaccare che ha è perfetto per condurre una press conference che gioca a uomo. Ti vengono a bacchettare qualsiasi parte tu vada. E’ un mezzo importante per allenarsi quello lì. Io sono convinto che poi ogni tanto aiutare anche la squadra, oltre che il confronto individuale, è il top, il massimo. A volte qualcosa si va a perdere quando sforzi troppo i due sensi. Ma nell’allenamento lo smanacchio è perfetto perché ti alza il livello di quelle sfide individuali. Impari ad andare più forte sull’uomo, anche quando sei in un contesto di zona e di squadra ad aspettare il turno ci vai con più forza perché sei abituato. E’ il fisico che fa la differenza, l’Atalanta non ha molti calciatori sotto il metro e 90”.
Sarà importante la fase di nessuno, come la chiama lei, contro l’Atalanta?
“La fase di possesso e la fase di non possesso la impari a Coverciano. Poi c’è la fase di nessuno, come un rinvio, quando spari in avanti per trenta metri, perché non sai poi chi va a gestire. La stessa cosa sui falli laterali. Ogni volta che la palla è 3-5 metri per area non sai come andrà a finire quella palla lì. Quello fisicamente più piccolo magari ha quell’aggressività e quella forza lì. Non conta quella che è la stazza che metti nel duello, ma conta quella che è la forza”.
Cosa pensa di Gasperini?
“A me piace tutto di Gasperini, ci sono stato a cena insieme e sono andato a vederlo. E’ stato tra i primi a fare questo tipo di calcio e basta vedere in tutti questi anni dove ha portato l’Atalanta”.
A questo punto della stagione si sarebbe aspettato di essere in questa situazione di classifica?
“Ogni partita è un viaggio verso l’ignoto. Non lo so dove ci si può trovare, dove si può andare. E’ ciò che ho ricordato in questi giorni ai calciatori. Quello che traspare è che si è buttata via una possibilità. Io ho ricordato loro ciò che hanno fatto finora e che questo non devono farselo ribaltare da nessuno, spaventatori o non spaventatori, quelli che tifano per le altre squadre e che ti portano situazioni a sfavore. Quelli non dicono la verità, fanno i tifosi di altre squadre. Noi dobbiamo sapere bene che abbiamo fatto un buon calcio, tanti risultati e che abbiamo una discreta classifica. Qualcuno vorrebbe metterci in una posizione differente”.
Lavorerà sulla testa vista la situazione complicata?
“I calciatori hanno molte soluzioni. Vengono accreditate a me, ma sono le loro soluzioni. A me non piace quando vogliono metterti uno psicologo vicino, anche se andrebbe a toccare meglio le corde perché è il loro mestiere. Ma fa parte anche del mestiere dell’allenatore. Bisogna fare tutto con le giuste dosi altrimenti si rischia di andare a creare un fardello nella testa ai calciatori che poi può pesare troppo”.
L’Atalanta può vincere lo scudetto? Domani è favorita?
“E’ una squadra che può lottare per lo Scudetto, come quelle del condominio di cui parlavamo. Non me ne frega niente invece di chi è favorito, a me interessa che la squadra provi a vincere la partita perché ne sono capaci”.
Demme può essere lo smanacchino di cui parlava prima?
“Mi dispiace, ma stavolta non posso accontentarvi. Andiamo con la domanda di riserva”.
Il palleggio può essere la strada giusta anche domani?
“E’ ciò che abbiamo detto, ma non cambia molto cambiare un uomo nella squadra. Diventa fondamentale il settore centrale. Il possesso palla nello stretto può fare la differenza”.
Come sta Ounas?
“E’ pronto. Mi è dispiaciuto non averlo a disposizione in questo periodo, sarebbe entrato nel finale di partita col Sassuolo se non si fosse fatto male Koulibaly. Sarebbe stato l’arma giusta in quel momento perché lui ha forza e non si fa montare addosso”.
I tagli centrali di Insigne e Mario Rui possono essere un’arma per contrastare i duelli uno contro uno?
“Lo fanno un po’ tutti il fatto di venire in mezzo al campo”.