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Spalletti presenta la sfida al Torino di Juric

Spalletti ha recuperato elementi importanti per affrontare il prossimo tour de force. Demme, Lobotka, Mertens. Bisogna uniformarsi, i titolari non sono 11.

La squadra di Juric è costata la Champions al Napoli lo scorso anno, ma Spalletti non ha intenzione di perdere terreno.

“Sì, dopo la sconfitta si diceva di vedere la reazione, poi a Firenze, ora dopo queste altre partite, io sono sempre stato rappresentato come chi crea i fantasmi, voi con queste frasi ‘viene il bello’ è come quando si attendeva il primo ko, poi Firenze. Non si può andare avanti senza la firma, c’è sempre questa storia, ora si parla delle prossime partite, prima o poi si indovina, domani piove, domani piove, domani piove, e prima o poi pioverà. Sono partite che possono crearci delle difficoltà, ma abbiamo la rosa per andare incontro ad un periodo difficile, ma ho recuperato anche elementi come Demme, Mertens, Lobotka, elementi per noi fondamentali”.

Quanti minuti ha nelle gambe Mertens?

“L’ho visto molto bene. Si è messo definitivamente alle spalle questo periodo e quindi si sente realmente nelle condizioni di far parte di questi sedici titolari che ci sono per partita. Noi continuiamo a dire che ci sono undici titolari, ma dobbiamo uniformarci: dopo le cinque sostituzioni i titolari non sono undici. E’ così solo nelle menti di chi vuole cercare il dubbio. Ci sono i titolari dei 60 minuti, quelli dei 30 minuti, quelli dei 20 minuti, quelli dei 75 minuti. Hanno tutti la stessa importanza, chi comincia e chi entra dopo”.

Torino ostico, come si prepara una sfida così dopo una sosta per le nazionali?
“Le partite si preparano sempre allo stesso modo, sono tutte importanti, tutte hanno 3 punti in palio. Ma si vedono i dettagli di chi affrontiamo, che comportamenti usano, le loro caratteristiche e noi sappiamo il nostro percorso. Abbiamo iniziato parlando chiaramente della nostra ambizione, vivere senza scopo è già raggiunto, noi vogliamo avere uno scopo per allenarci e giocare in modo corretto, facendo fatica e sudando, lo si fa per un risultato. Non mi basta una vita facile, voglio metterci qualcosa di mio. Poi è chiaro che il Torino ha una storia di squadra che lotta, tosta, ogni volta ho sempre avuto difficoltà, ti dà battaglia, ora con Juric ancora di più perché è uno che sa fare il suo lavoro, ha il suo credo, prende calciatori con quella caratteristica che vuole, nell’analisi di questa gara non troverei giustificazioni al fatto che abbiamo lottato meno di loro per la nostra classifica, il nostro pubblico, l’amore che ci circonda, questo mi dispiacerebbe”.

Secondo lei la squadra ricorda ancora quel Napoli-Hellas Verona con Juric?
“I risultati fatti finora non devono essere un peso, ma una gioia per tutti. Noi siamo felici di stare in questa posizione, ci troviamo a nostro agio. Lei ha mai letto quante volte mi hanno detto che vedo fantasmi dappertutto? Me l’hanno sempre detto, è lo stesso, ma non ci torniamo. Io non c’ero in quel Napoli-Verona, mi sono trovato a doverne riparlare e dire che bisognava farla finita”.

Spalletti è in condizione di dire se c’è possibilità di fare la storia qui?
“Si può dire solo all’ultimo. Nel percorso ci saranno delle difficoltà, dei momenti reali che dovremo affrontare, che ci capiteranno. Di strada ce n’è ancora molta da fare. Mi sembra che anche uno dei più grandi dirigenti italiani, Marotta, abbia detto che ci sono squadre di una tradizione e di una mentalità vincente che lo preoccupano per quanto riguarda l’Inter più di quello che lo preoccupa il Napoli. Mi dispiace che ci sia voluto lui per dare a quest’affermazione più consistenza, ma è quello che dico da tempo perché ci saranno delle difficoltà. E’ un po’ presto per scomodare i grandi personaggi che sono passati per Napoli lasciandovi un segno indelebile. Noi dobbiamo continuare così, mettendo tutte le qualità che ci vogliono, tutta la disponibilità, tutta l’ambizione della nostra città. La nostra città è ambiziosa, guarda al futuro e noi vogliamo andare di pari passo”.

Ospina è arrivato oggi: ha già deciso se giocherà o meno?
“Sì, ho deciso, certo”.

Ma non ce lo dice?
“Ma anche noi (ride, ndr). Il fatto che gioca Meret perché Ospina rientra in ritardo, vi sembra di fare un elogio a Meret? Il discorso è differente. Meret avrà più spazio perché se lo merita. Non c’è un problema da questo punto di vista in questo momento qui. E’ facendo le cose regolari che poi si mette tutti in condizione di esprimersi al meglio. Quando ne abbiamo avuto bisogno l’altra volta di Ospina, scendendo in campo dopo tante giornate in aereo e aeroporto? Eppure ha fatto il suo. Perché ora questo problema qui? Si scrive tormentone, ma che tormentone? Le cose possono avvicendarsi, per me non sono tormentoni, ma valutazioni in base a ciò che succede in campo. Le scelte possono avvicendarsi. Avere ruoli doppi che possono competere è un grande vantaggio, una cosa che magari l’avessimo in tutta la squadra”.

Lei avrebbe ragionato allo stesso modo se Ospina non fosse andato in nazionale?
“Ospina è andato in nazionale come l’altra volta e lo facemmo giocare. E in quell’occasione fece il suo lavoro al meglio, non fu condizionato dal viaggio. Ospina ha preso 10 per le prove con la Colombia, stiamo parlando quindi di un calciatore in gran forma”.

Il Maradona torna ad affollarsi.
“Noi vogliamo lasciarci contagiare da quest’amore, dobbiamo farlo nostro. Ci fa piacere vederli lì realmente. L’affetto per questi colori, il significato del Napoli per la città e i tifosi napoletani si percepiscono anche senza averli tutti davanti”.

Qual è la sua posizione in merito ai calendari troppo affollati?
“Le istituzioni devono pensarci bene, anche per dare un segnale di uniformità alle federazioni. In Spagna hanno fatto qualcosa di differente. E poi effettivamente spesso i calciatori che vanno in nazionale arrivano tardi nel club, per cui vanno fatte delle riflessioni perché è troppo alto il carico che ci danno per disputare al meglio i nostri campionati”.

Come sta il Comandante?
“Benissimo. E’ una roba bellissima quando lo incontro, mi sembra che faccia la stessa reazione anche nei calciatori. La gente ormai ha i cellulari e si può prendere e fare foto e video, così diventa più facile buttarli fuori dallo stadio e non avere più a che fare con personaggi del genere. Vogliamo diventare tutti altissimi e nerissimi come il vatusso Koulibaly. E bellissimi, perché è anche bello”.

Dopo il furto dell’auto è cambiato il suo giudizio sulla città di Napoli?
“No. Per gioco sono andato a vedere ciò che succede in Italia. In Italia vengono rubati circa 100 mila auto l’anno, circa 300 auto al giorno. Non capisco perché bisogni fare una parentesi per Napoli. Andiamo alla prossima domanda”.

Quanto c’è delle sue doti e quanto di disponibilità dei calciatori nella versatilità della sua squadra?
“E’ una qualità tutta dei calciatori. Bisogna conoscere il calcio, saper trattare la palla e i nostri calciatori sono fatti quasi tutti di quella pasta. Poi dentro la qualità chiedergli dei movimenti diventa facile perché quel movimento lì diventa corretto grazie alla qualità. Parte tutto da quella caratteristica lì: la qualità dei calciatori. Per me è un lavoro più facile. Poi dobbiamo metterci dentro anche qualcos’altro perché la partita non è solo aspettare che mi passino la palla, ma imparare a prenderla nella maniera corretta e vedere poi che uso farne. Quello diventa un po’ più facile per noi”.

Qual è il segreto per tenere tutti coinvolti?
“Io non ho segreti. Il mio segreto può essere quello di voler stare insieme a questi calciatori, di voler condividere molte ore della giornata insieme a loro e di alzarsi presto la mattina pensando a quello che è il tuo lavoro. A fine giornata bisogna rispondere a una domanda: sei contento di quello che hai fatto durante la giornata?”

Immagina Mertens come alternativa a Osimhen o anche come sottopunta?
“Sono supportato da ciò che è successo a Firenze: vincevamo 2-1 e ho tolto Osimhen e Fabian Ruiz, mettendo Mertens e Petagna. Per cui ho fatto giocare Mertens sotto la punta, anche quando stavamo vincendo. L’ho messo per tenere più distante la pressione della Fiorentina e le paure del dover difendere. Ad inizio gara è più facile metterlo sottopunta perché si è 0-0 e non si è in vantaggio”.

Su Fabian Ruiz.
“A Fabian non manca nulla per giocare in quel ruolo. Non l’ho messo a fare una specie di regista, ma proprio il regista. Fabian è quello che tocca più palloni di tutti, è in mezzo a ogni sviluppo, ogni costruzione. E’ di fatto un regista. Secondo me è il suo ruolo, perché può farli tutti. E’ uno che conosce il calcio, ha resistenza, tecnica, fisico, è sveglio. Per cui c’è da valutare dove gli si fa perdere un po’ delle qualità. Se deve metterle in campo tutte lo spazio diventa vasto, le cose diventano tante. Visto che si tratta di squadra proviamo ad avere un po’ più di ordine. Avergli ridotto lo spazio in cui andare a esercitare la sua professione gli ha dato benefici perché può produrre più cose”.

Su Ghoulam.
“Sta meglio, sta molto meglio. Ed è molto vicino ad essere nelle condizioni di poter esprimere tutte le sue qualità. E’ chiaro che per quello che sono stati i suoi infortuni c’è bisogno di un inserimento un po’ più graduale rispetto a quanto accade a Mertens”.

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