Dopo l’importante vittoria di Bergamo, Spalletti è pronto ad una partita difficile contro la Viola ed il Napoli farà di tutto per fare bene davanti ai suoi tifosi.
E’ cambiato qualcosa dopo il pari del Milan? E’ più difficile gestire la pressione?
“Noi dobbiamo ragionare sulle nostre possibilità di fare la nostra corsa, su quello che ci aspetta in questo finale di campionato. A questo punto sarebbe ridicolo non ammettere apertamente che siamo noi, Milan, Inter e Juve in lotta per il campionato. Ce lo giochiamo al di là dei risultati degli altri, andiamo per la nostra strada e la gestione dello spogliatoio è facile perché abbiamo capito ormai con che professionisti doc ci confrontiamo. Se siamo qui, nonostante tutto quello che abbiamo passato, è segno che la squadra è seria, vera. Domenica li abbiamo trovati tutti in condizione fisica e mentale, nonostante le difficoltà della vigilia, è un segnale di allenamenti seri altrimenti senza giocare se non tieni il ritmo alto negli allenamenti e ti comporti da professionista diventa difficile in partita, figuriamoci contro l’Atalanta. Ora tutti vogliono giocarsi questa possibilità e sono convinto che domani lo faranno vedere”.
Il Napoli è più una squadra da trasferta, ma con Fiorentina e Roma si gioca lo Scudetto, cosa deve migliorare davanti al pubblico e invertire il trend?
“L’idea di calcio che sviluppiamo vogliamo farla costantemente, l’abbiamo fatta anche quando si è perso, voi stesso dicevate che la squadra aveva delle picchiate e si perdeva. Nelle difficoltà ci sono più fuori che in casa, è palese, perciò aver vinto quelle gare lì ha più valore delle sconfitte in casa, quelle sconfitte sono figlie di tentativi di mettere in pratica il calcio che vogliamo fare e qualche episodio girato contro se si vanno a rivedere le partite, siamo riusciti a perdere partite senza subire un tiro in porta. L’ultima in casa è stata buonissima, lo stadio pieno è il pezzetto che ci mancava e domani l’avremo, se durante la gara avremo difficoltà basterà girarsi intorno e diventerà tutto facile sulla reazione. La classifica dice che stiamo facendo bene nel cuore dei napoletani, la cosa più importante della classifica perché loro si intendono di calcio e di comportamenti ed è un premio che ci piace prendere. Lo stadio pieno è un mantello che ti avvolge, può farti diventare un supererore”.
Il calcio cosa può fare per sensibilizzare contro la guerra?
“Ci siamo espressi, abbiamo fatto video, abbiamo detto tante cose e si può aggiungere altro perché la guerra va avanti e turba le coscienze, un veleno che cola nelle nostre case e ci impedisce di vivere serenamente. Immagini che turbano la sensibilità di chiunque, la rivolta delle persone è sempre stata importante per fermare le guerre, ognuno deve fare quello che può, senza domandarsi se è importante. La guerra uccide per sempre chi la fa, anche rimanendo in vita, è insopportabile”.
La Fiorentina è la squadra più migliorata con 20 punti in più dell’anno scorso, quali sono le insidie? Cosa pensa del lavoro di Italiano?
“Merito alla società perché la squadra è forte, hanno lavorato bene sul mercato, nella scelta dell’allenatore, poi per le insidie basta ricordare la gara di Coppa Italia dove ne abbiamo presi 5, in casa. Io il tecnico l’ho portato come esempio, anche contro 9 quando chiedevo ai suoi di pressare e fare gol, è il modo corretto per infondere determinazione per diventare una grande squadra e gli va detto bravo. La gara è insidiosa, loro fanno un calcio moderno, ti vengono addosso, gestiscono palla, fanno un calcio veloce, con pressioni alte e avvolgimento di gioco sugli esterni perché attaccano molto lì, partita difficilissima ma sappiamo quello che dobbiamo fare e proveremo a vincerla. In casa però ne abbiamo presi 5 l’ultima…”.
Come si diventa supereroi? Il Napoli ha già fatto un capolavoro ripensando il clima a maggio. Conterà più l’aspetto tattico o psicologico?
“La resilienza fa la differenza, mettersi sempre in gioco, ripartire, giorno dopo giorno. Noi dobbiamo tentare di vincere queste 7 partite, poi dipenderà dalle situazioni di gioco, le qualità degli avversari, ma abbiamo chiaro il nostro cammino da qui alla fine, poi è chiaro che ci sono altre squadre ed il risultato della prossima partita dipenderà anche dalla precedente ma sono convinto che i ragazzi daranno tutto. Lo Scudetto si può vincere e non vincere, dobbiamo vivere serenamente, al di là di come andrà è stata e sarà una storia bellissima. Nessuno potrà parlare di fallimento perché la Champions è un obiettivo, i nostri calciatori sanno però cosa vogliono e lo faranno vedere, poi se sarà sufficiente e dipenderà da noi lo vedremo strada facendo ed anche oggi in allenamento il messaggio è stato chiaro”.
Rrahmani è recuperabile dall’influenza?
“Non ha l’influenza. Comunicato? E’ un leggero stato influenzale. E’ disponibile, è una precauzione quella che ci siamo presi ed ora vediamo come si sviluppa. E’ meno facile che abbia presa se sta fuori anziché dentro l’allenamento. Ad oggi è convocabile”
Crede di meritare lo Scudetto più dei suoi colleghi per tutta la sua storia?
“Penso di no, ho il 33%, di meno anzi perché sono dietro di un punto e se l’Inter vince è lo stesso, ho meno possibilità. Lo meriterebbe il sentimento dei tifosi del Napoli e la città, questo senza dubbio per la passione che ho conosciuto e con cui vivono il calcio e ci trasferiscono ogni giorno. Poi è chiaro che dobbiamo dimostrare serenità e solidità non solo battendo i nemici, ma anche i pronostici degli amici che sono pericolosi perché ci danno vincenti. Lo merita anche Pioli, Inzaghi o Allegri per la corsa fatta”.
Come sta Osimhen?
“Sta bene, ad inizio settimana c’è stato questo avvertimento in una partitina ed abbiamo preferito farlo staccare per precauzione. Ci sarà, ha fatto gli ultimi allenamenti andando forte e non sentendo niente. Averlo è importante, ma non averlo ci ha aiutato a capire la qualità dei giocatori con cui abbiamo a che fare, ci ha confermato quanto è forte Mertens, Petagna quando ha giocato, Zanoli che non aveva mai giocato e fa il Di Lorenzo, Lozano e Elmas che entrano dopo e mettono al sicuro il risultato con forza e velocità, Osimhen è importantissimo, non lo spingete troppo… non soffiate sempre, deve stare in un gioco corale e di squadra”.
L’importanza di Lobotka s’è avvertita anche a Bergamo, è il faro?
“Il play forte è quello che ti dà soluzioni, sbocchi, il gioco di squadra, ma anche qui è facile ricordare che non sempre c’è stato, ha avuto infortuni, c’era Demme che è stato spesso il migliore in campo, ma io devo scegliere e farne giocare 11 e ho dato forza a Lobotka. Demme non ha avuto quest’opportunità, ma quando entrerà si farà trovare pronto e questo fa la differenza, non prendere il posto di un altro ma giocare al suo fianco, così il gruppo diventa fortissimo. Lobotka forte, ma Demme forte quanto Lobo se lo avessi fatto giocare”.
Qual è il suo sogno?
“Facilissimo da esprimere, ma non si dice, quello degli altri altrettanto facile da capire, lei se fosse nello spogliatoio con noi se ne accorgerebbe”.
Come mai Mertens ha avuto poco spazio?
“E’ colpa mia, il colpevole ce l’ha davanti, lui meriterebbe di giocare tutte le gare, per come si allena, gioca, ragiona, per la sua qualità negli allenamenti. Io sono convinto che ha dato un contributo importante se siamo con questa classifica, ma sono altrettanto convinto che deve ancora dare il meglio da qui alla fine. Su quelli come lui non si rimane delusi, il suo sentimento verso questi colori e questa città…. mi dispiace ma sono contento di avere persone così che mi restituiscono il massimo. Ruolo? Prima o seconda punta, con la Fiorentina giocò seconda punta in Coppa”.
Ha dei dubbi di formazione?
“Dubbi ne ho sempre, tutti si allenano bene e quando ce li hai a disposizione i dubbi verrebbero a chiunque, altre volte non li ho avuti e non avevo dubbi (ride, ndr). Ora c’è l’importanza della parttia che mi aiuta sulle scelte, i giocatori daranno tutti il massimo, lo vogliono tutti con la partecipazione dello stadio e l’atteggiamento sarà uguale per tutti, chi entrerà e anche chi non giocherà da bordo campo”.
C’è stato un momento negativo in cui ha pensato che ce l’avrebbe fatta a prescindere?
“Io sono partito con questa intenzione, in una delle prime conferenze dissi che volevo sapere se si rendevano conto della loro forza nell’andare ad affrontare chiunque. Il gruppo poteva dire la sua in un campionato così difficile o collocarsi in un piano alto del condominio di cui parliamo. Il momento in cui ci ha creduto di più? Questo, ora!”