Henrikh Mkhitaryan, intervenuto al Festival dello Sport di Trento, ha rivissuto il dramma della finale di Champions League disputata da Inter e Psg a Monaco. Ha confidato: «Dopo aver eliminato Bayern e Barcellona con prestazioni straordinarie, credevamo di poter fare lo stesso contro il Psg. Dal mattino all’ultimo istante è stato tutto sbagliato». Ha descritto quell’evento come allo stesso tempo un trauma e un motivo di orgoglio: «Non arrivi in una finale senza aver fatto nulla. La stagione è stata lunghissima: in tre settimane abbiamo perso tre trofei».
In quella fase è anche maturato l’addio di Simone Inzaghi, allenatore con il quale l’armeno ha un rapporto stretto. Mkhitaryan ha spiegato: «Con Inzaghi ho passato anni magnifici. Mi ha restituito energia, mi ha fatto sentire importante. È stato un tecnico, un padre e un amico. Con lui non dovevo confondere i ruoli: lui allenatore, io giocatore».
Guardando al presente, parla del rapporto con il nuovo staff tecnico: «Chivu mi fa giocare meno? Capisco che ormai ho quasi 37 anni. La voglia di scendere in campo è fortissima, ma devo adeguarmi alle scelte dell’allenatore. Sono disponibile a dare il mio contributo anche con una partita settimanale. Se fossi più giovane, chiederei spiegazioni. Ma oggi vedo in lui un allenatore che vuole crescere: per me ha davanti un grande futuro».
Infine, ricorda il suo agente Mino Raiola con affetto: «Non è stato solo un procuratore. C’è stata una connessione, quasi padre-figlio. Il primo giorno mi chiese: ‘Vuoi soldi o calcio?’ Io scelsi il calcio. Mi ha sempre guidato con consigli giusti, è sempre stato affidabile».