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Mazzarri: si ripartirà dal modulo che i giocatori sanno interpretare meglio

Mazzarri: la prossima partita è quella da giocare alla morte. Gli obiettivi non esistono, ma bisogna pensare solo a risolvere i problemi gara per gara.

Come sono stati questi primi giorni? E’ la squadra più forte che ha mai allenato?
“Sicuramente sì, parto dalla fine. Poi su questi giorni… devo stare attento a come parlo, sono famoso per i lamenti e quindi ora c’è un altro Mazzarri (sorride, ndr). Sto bene, ho dormito 12 ore al giorno, non sono stanco (ride, ndr). Tutto bene, il gruppo visto da fuori… già quello fatto con Spalletti è stato un capolavoro, mi emozionava a vederlo, è stato un qualcosa di bello per tutti gli italiani, un bellissimo calcio, grande organizzazione, un piacere. Quando vedi una squadra così, dopo 23 anni in panchina, speri di allenarla e ringrazio il presidente che mi ha chiamato e penso di allenarli almeno fino a fine anno”.

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Napoli in un momento difficile, cos’ha detto alla squadra? Che obiettivi vi siete dati?
“La cosa più facile da dire è che dopo 23 anni nel calcio, pur non avendo vinti Scudetto ma quella Coppa Italia dopo oltre 20 anni senza vincere e ricordo cosa accadde dopo quella vittoria con la Juventus… ma probabilmente una squadra che non è abituata a vincere Scudetti era quasi fisiologico pagare qualcosa, i ragazzi stessi inconsciamente mollano alcuni particolari e rincorse agli avversari. Io ho studiato tanto, mi aggiorno sempre, c’è stato un cambiamento negli ultimi 3-4-5 anni e sarebbe stato più difficile per chiunque quest’anno. Con la mia esperienza provo a far capire i pericoli, che tutti ci attendono ancora con più attenzione e non bisogna sottovalutare niente per vincere di nuovo le partite, questo è il mio compito”.

Cosa ti ha chiesto De Laurentiis? 
“Io ho un rapporto con lui da quando sono andato via, c’è stato un equivoco per un paio di anni, poi ci siamo risentiti e c’è stato un rapporto così bello, in amicizia, ci diamo del tu, al di là del mio ritorno da allenatore. Il rapporto è importante, chiedetelo a lui e sarà il primo a dirlo”.

Il calendario è subito così impegnativo.
“Sono nato per soffrire… Anguissa l’ho visto oggi per la prima volta, non posso dirvi tanto. Ho parlato con quelli che c’erano, un po’ di esperienza ce l’ho anche nei subentri, credo abbiano capito cosa ho detto a quei pochi che c’erano. Io vigilerò sul particolare, mi piace dire così. Si gioca ogni 3 giorni, staremo sempre qui, in ritiro, capirò meglio ciò che ho percepito”.

Le sue prime impressioni su Osimhen e come sta.
“E’ un ragazzo stupendo, me lo sono visto arrivare in panchina, è molto solare, è uno generoso e al di là del successo personale gli interessa vincere in campo. Sta rientrando, sono contento, ho visto anche lui poco e sarò più preciso tra un po’”.

Per domani cosa influirà sulla scelta di formazione.
“Lo sapete non mi piace dare vantaggi agli avversari. Simeone e Raspadori sono due giocatori diversi. Uno è più tecnico, viene a giocare tra le linee e costruisce, l’altro è più simile ad Osimhen ma le scelte verranno fatte anche in base a chi vedo meglio, domani lo vedrete. Loro sono una grande squadra, giocano ad uomo, ti vengono addosso, non ti fanno giocare e non voglio dare vantaggi ad un grande allenatore come Gasperini”.

Spesso cambia l’intensità durante lo stesso match
“Non ho avuto molto tempo e per dirvi le cose con più certezza, come ho detto anche a Pondrelli dovremo valutare meglio e più approfonditamente. Per il momento abbiamo fatto solo partitine da 10 minuti. Poi io subentro ad un allenatore che ha un curriculum e non lo criticherò mai. Non sono in grado di dire i motivi, se mai dimostrato che è come dice lei, ma comunque non mi permetterei mai di criticare chi ha lavorato prima me”.

Si riparte dal 4-3-3 o più avanti cambierà e tornerà alla difesa a 3? Ed a chi le dà del “bollito”?
“Bollito? Lo mangio anch’io se è buono… altro che bollito, a Coverciano lo sanno, ero tra coloro che sono considerati gli allenatori che possono adottare qualsiasi modulo e spesso mi chiamano per fare lezione agli altri. Sono stato fermo più di un anno, ho potuto studiare, aggiornarmi, ed ora non vorrei fare il professore, ma posso insegnare qualsiasi modulo. Poi conoscerò la squadra e deciderò cosa è meglio, di partita in partita. E’ chiaro che la squadra ha dato spettacolo e si è fatta rispettare in Italia e all’estero e per prima cosa proverò a farla giocare come sa fare meglio, poi quando sarò padrone della situazione vedremo di partita in partita”.

Per Gasperini è sempre una partita di riferimento, poi si metteranno in fila tutte le big.
Lo so, sono partite importanti, decisive, in un momento delicato. Però mi sono trovato bene quando mi sono buttato senza pensare alle conseguenze. Quando venni qui la prima volta ero l’allenatore del momento. Se vi ricordate, quando arrivai, c’erano partite proibitive, a parte col Bologna, ma vincemmo a Firenze dove il Napoli non vinceva da oltre 20 anni, il Milan, poi la Juventus dove non si vinceva da tantissimo e ci fecero anche un libro. Se mi fossi posto il problema, non sarei venuto neanche all’epoca. Ora c’è l’evoluzione del club ma è simile la situazione e bisogna essere positivi e sperare vada bene anche stavolta”.

Che obiettivi si è posto? Si può parlare di scudetto anche a 10 punti di distanza?
“Quando subentri non puoi pensare agli obiettivi, io sono abituato a pensare alla partita seguente fino alla morte. Migliorare la squadra, creare entusiasmo e lottare nei 90 minuti deve essere sempre l’obiettivo prossimo. Alla fine si tireranno le somme: io la penso così. Pensiamo a risolvere i problemi nella squadra, pensiamo a tornare alla vittoria in quanto l’ultima l’abbiamo persa e poi penseremo ad altro. La prima verifica è domani, una partita difficile per il tipo di calcio che fa l’avversario che non è facile per nessuno: sono fisici e ti aggrediscono. Ogni gara sarà una raccolta dati e poi potrò essere più preciso. Non vi dimenticate che io, il Napoli lo vedevo in tv, e se non alleni una squadre non hai mai la percezione del singolo giocatore e del ruolo”.

Kvaratskhelia è molto simile a Lavezzi?
“In realtà sono molto più simili Osimhen e Cavani. Kvara non è come Lavezzi. Lavezzi era pigro, non tornava e non aveva neanche il fiato per fare tutto la fascia, scoppiava e quindi non glielo chiedevo. Lui doveva stare lì ed aspettare il pallone per saltarne due, tre e fare la giocata. Kvara si mette più a disposizione, ma se mi parlate di posizione in campo, allora si, sono simili perchè cercano lo spunto importante nella stessa zona di campo”.

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