Mazzarri in conferenza presenta la sfida al Venezia alla ricerca della solidità.
Quanto sono stati utili questi quattro giorni di allenamenti?
È vero che è una settimana corta, però rispetto alle precedenti ho avuto due giorni in più per lavorare sul campo e non alla lavagna. Credo che in questi allenamenti abbiano provato a capire velocemente, anche se comunque gli automatismi vanno provati molte volte. Loro si sono impegnati, ieri hanno fatto un po’ di fatica: ho diversi dubbi, perché valutando meglio il campo mi sono fatto qualche idea.
Cagliari-Venezia può già essere un bivio per il suo Cagliari?
Non mi piace perdere, ma va detto che prima il nostro stadio era un fortino. Dobbiamo fare meglio, essere più compatti in campo: se abbiamo 50 di benzina, voglio che sul campo si dia 52. Poi abbiamo davanti 32 partite, ma non voglio parlare di classifica: voglio mettere la giusta tensione ai giocatori, ma non vorrei che si pensasse troppo al risultato. Perché tempo ce n’è, in classifica abbiamo 2 punti ma basta poco per tirarsi fuori dalla zona retrocessione. Col tempo spero di lavorare bene con chi rimarrà durante la sosta, programmando poi le settimane tipo in futuro. Ora non bisogna essere ansiosi o affogati, dobbiamo guardare i progressi della squadra e non la classifica. La sconfitta la vivo male, non dormo la notte; ma bisogna essere lucidi e chiedo l’aiuto di tutti, io sono il garante dell’impegno di questi ragazzi. Vorrei che ci fosse più ottimismo, tutti insieme vorrei che mi aiutaste a tirare su la testa.
Come stanno gli attaccanti, in particolare Pavoletti?
Ho parlato proprio oggi con Pavoletti. Quando sono arrivato lui non era disponibile, sono stato io a spingerlo a venire con noi all’Olimpico perché la sua esperienza ci può aiutare, poi lui mi ha detto che sarebbe andato anche in campo in caso di necessità. Con la Lazio avevamo dei giocatori freschi, poi con l’Empoli si è visto il calo. Keita per esempio con la Lazio era brillante con l’Empoli meno. Io lavoro con i medici e cerco di capire chi sta meglio. Chi ha fatto più partite come Dalbert poi si è fatto male. Se però hai poche scelte è possibile che qualcuno abbia dei cali. Per me Pavoletti ha un minutaggio di 30-40 minuti, da quello che ho visto e sono cose che devo valutare.
C’è un rischio depressione per la sua squadra?
Col Napoli anche se avessero avuto il maremoto addosso, la cattiveria non messa sul campo è dipesa dalla poca brillantezza, che li ha fatti sembrare poco cattivi. Io spero che abbiano recuperato brillantezza, così che abbiano di nuovo le gambe a mille e andare a prendere i giocatori del Venezia. I ragazzi hanno capito che devono cercare di essere più brillanti.
Che Cagliari dobbiamo aspettarci domani a livello di approccio?
Se andate a guardare le statistiche delle mie squadre allenate da me da inizio stagione, erano le prime nella classifica del recupero palla nella metà campo avversaria. Per me varrebbe questo, l’anno dei 63 punti a Torino siamo stati i primi, la mia linea era sempre a centrocampo: vorrei vedere questo, andare ad aggredire subito, in casa vorrei che gli avversari non superassero mai la metà campo, ma tra il dire e il fare c’è tanta differenza.
Che squadra è il Venezia?
Hanno un atteggiamento sbarazzino, come l’Empoli: se non saremo in grado di fare quello che abbiamo provato, ci faranno soffrire. Oggi incontrare certe squadre per noi è peggio che incontrare squadre come la Lazio. Hanno un bravo allenatore, un’ottima condizione atletica e sono meccanizzati. Oggi bisogna stare bene minimo come le altre squadre, ma io son fiducioso che con questi due giorni di lavoro in più sarà più semplice rispetto alle altre gare.
Come mai avete optato per non fare un vero ritiro?
Io non ho mai parlato di ritiro. Per assurdo, io son sempre chiuso ad Assemini e non sono ancora riuscito a prendere un caffè a Cagliari. Il calcio non è tensione, è attenzione: l’ho detto ai ragazzi. A Napoli ci è mancato l’ultimo passaggio, rispetto alla partita con la Lazio. A questa squadra manca la serenità di fare le cose che sa fare, ma l’ansia vince su tutto. Devo riuscire a farli essere assatanati in fase di recupero e sereni quando abbiamo la palla noi. Io cerco di trasmettere a questi ragazzi questi concetti, che di sicuro mi seguono e si sono affidati. Per questo non serve il ritiro.
Qual è la condizione atletica a oggi della sua squadra?
Ci sono diverse situazioni che incidono: chi è arrivato agli ultimi giorni di mercato, chi si è infortunato, sono tante queste situazioni che in caso di 3 partite in una settimana hanno inciso sulla tenuta atletica. E non è colpa di chi c’è ora o di chi c’era prima, per cui ho un grande rispetto. Se un ragazzo arriva all’ultimo giorno di mercato non dipende dalla preparazione estiva, ma non c’era una condizione omogenea nella rosa.
Quanto lavorerà sulla fase difensiva, dato che il Cagliari ha fin qui la peggior difesa del campionato?
Chi mi conosce bene, sa che la prima cosa su cui lavoro è la fase difensiva. Per fare risultati tutti puntano a essere solidi e non traballanti. Avendo della qualità davanti, poi vengono anche le azioni d’attacco. Bisogna eliminare tutte le cose negative, come andare in svantaggio: quando senti che l’avversario perde la palla perché sa che la recuperiamo, è una grande forza e fiducia per noi. È tutta una conseguenza, il calcio. Sfondate una porta aperta, con me su questo aspetto. È chiaro che per arrivare a questo serve lavoro sul campo, non solo sulle partite.