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Le 8 proposte per migliorare il Calcio Italiano

La nazionale italiana non parteciperà al secondo mondiale di fila: una situazione che mette in luce alcuni problemi strutturali che richiedono rapide azioni.

Siamo passati dalle “notti magiche” di luglio alle “notti tragiche” (sportivamente) di Palermo. Questa sconfitta arriva inaspettata per il percorso della Nazionale di Mancini, ma ci sono almeno 8 proposte che sarebbero state necessarie anche in caso di qualificazione e che diventano indispensabili ora.

1 – Tecnico e squadra

Vogliamo partire dal lato tecnico.

Questa squadra, perfetta fino a luglio, si è sciolta nel post europeo. Ma non vanno dimenticate le grandi prestazioni prima e durante l’Europeo, con il record di 37 partite senza sconfitte. Abbiamo visto una nazionale aggressiva, propositiva, giocare con grande qualità nel palleggio. Dopo il trionfo di Wembley si è persa la spensieratezza e la qualità mostrata in precedenza. Le colpe sono certamente anche di Mancini che ha osato poco sia a livello di uomini che di piani di gioco.

La nostra proposta resta quella di far rimanere Mancini, perché si è vista, in questi tre anni, una Nazionale con una grande idea di calcio, riuscendo a metterla in pratica con personalità, sia contro squadre top che contro squadre di seconda fascia, spesso battute con punteggi molto netti. Chiediamo al tecnico di ritrovare quel coraggio che lo ha portato – ad esempio – a convocare Zaniolo quando era solo un primavera.

2 – Mentalità, cultura sportiva e maggiore velocità di gioco del nostro calcio.

Perché raggruppiamo tutto in un unico punto? Perché a nostro avviso, e lo si nota anche con i club, la Nazionale è stata spesso l’opposto di quello che si vedeva nel campionato, con partite troppo spezzettate, ritmi troppo compassati, eccessiva pressione ed attenzione agli arbitri, dimenticando che molti dei nostri fischietti sono ai vertici europei da anni.

Tutto questo fa si che i nostri calciatori non siano abituati ai ritmi europei, ai contatti che abitualmente vengono ignorati in campo internazionale, e quindi risultino più lenti e  impacciati degli avversari.

La nostra proposta è innanzitutto quella di fischiare meno, cercando di permettere i contatti, per velocizzare il gioco. Questo cambio di mentalità deve arrivare anche dai nostri tecnici, ma anche dai tifosi che dovrebbero dimostrare di apprezzare maggiormente ciò che avviene sul campo, senza concentrarsi sugli episodi. Naturalmente questo “cambio di passo” deve avvenire anche grazie a chi il calcio lo racconta.

Troppo spesso ci si focalizza su cose che non aiutano la crescita di un movimento e questo naturalmente non sfavorisce solo la Nazionale, ma anche quei club che, non vincono una competizione dal 2010, che non vincono la seconda coppa europea da più di 20 anni, e che in questi anni hanno raggiuunto pochissimi  risultati degni di nota, spesso uscendo contro squadre che non hanno potenzialità economiche superiori alle nostre

Un ulteriore miglioramento va fatto nel giudicare in maniera equilibrata i nostri giovani (intendiamo quelli veri tra i 18 e 20 anni) che non vanno esaltati ma neanche “abbattuti” dopo un paio di prestazioni. Altrimenti non si arriverà mai a schierare seriamente dei 18enni in Serie A, come avviene con frequenza in tutti i principali campionati esteri.

3 – La primavera, le Under 23

Post-Svezia ci si è affrettati a chiedere le squadre B (o Under 23) con tanti club pronti (solo a parole) a partire, ma che hanno subito abbandonato l’idea, lasciando la sola Juventus ad avere questa seconda squadra.

Probabilmente le società hanno valutato che i costi erano eccessivi ed hanno preferito mantenere solo la Primavera, che attualmente risulta essere un campionato poco allenante, in cui un giovane riesce ad esaltarsi, ma senza giocare con i ritmi di un professionista.

Inoltre questi calciatori giocano in Primavera fino a 20 anni, se non oltre, e non avendo ritmi e conoscenze da professionista, finiscono per fare altri 2-3 anni tra C e B, diventando pronti per la Serie A a 23-24 anni.

Invece la maggior parte dei calciatori stranieri (non solo i talentissimi) si trovano nella serie maggiore almeno 4-5 anni prima.

La nostra proposta è quella di mettere un tetto come età massima per la primavera, facendolo diventare un vero campionato Under18, in modo che raggiunta quell’età i calciatori siano costretti a giocare tra i professionisti.

Nel frattempo si dovrebbe incentivare la costruzione di squadre Under 23, magari riformando anche le serie minori (ma ne parleremo al prossimo punto)

4 – Riforma dei campionati e della Coppa Italia

Al momento abbiamo ben 100 società professionistiche, decisamente troppe, che in molti casi hanno anche problemi economici.

La Serie A è a 20 squadre, con sole 3 retrocessioni, rendendo il campionato spesso spezzato in 2 tronconi e con tante squadre appagate già in questo periodo di marzo, visto che spesso una, se non addirittura due, retrocessioni appaiono scontate già verso Natale.

C’è da dire che il format è uguale in tutti i campionati europei (Bundesliga a parte con 18 squadre).

Discorso a parte meriterebbe la Coppa Italia, attualmente poco allenante anche alle partite ad eliminazione diretta, completamente fuori da ogni logica europea e valorizzata pochissimo.

Qui la nostra proposta è molto più semplice di quello che si potrebbe pensare: innanzitutto le società professionistiche devono ridursi e non deve essere vista come una proposta contro le piccole squadre, perché una sola Serie C (da 20 squadre) ridurrebbe i costi per chi si troverebbe in D (la quarta serie) facendo arrivare squadre preparate strutturalmente ed economicamente in  C.

La Serie A potrebbe essere ridotta a 18, ma come detto prima negli altri campionati il format è uguale, quindi questo non ci sembra così risolutivo.

Piuttosto dovrebbe esserci un maggiore incentivo per le posizioni in campionato (attualmente tra la prima fuori dalle coppe, ottava, e la prima squadra salva, ballano poco più di 5 milioni, una cifra irrisoria) in modo da valorizzare maggiormente la posizione e incentivare la competitività.

In questa ottica rientra la Coppa Italia: noi la trasformeremmo in una coppa davvero completa, in cui le squadre di A debbano entrare già in estate giocando con un sorteggio integrale (o quasi), arrivando a dedicare alcuni weekend ai turni (rigorosamente in partita unica) dagli ottavi in poi (come avviene in Inghilterra o Francia), magari chiudendo con una Final Four molto spettacolare.

Questo permetterebbe a tutti di schierare le migliori formazioni in partite a eliminazione diretta, dove non è possibile sbagliare, stimolando la competitività. Il rischio e i maggiori oppositori potrebbero essere le tv e i grandi club, ma una coppa italia diversa può far migliorare tutto il movimento.

5 – Strutture inadeguate per le società professionistiche e a livello giovanile

Qui si può spaziare dalle strutture dei club di Serie A a quelli per il calcio giovanile, dove tutti hanno iniziato, soprattutto in provincia.

Spesso si parla di bambini che giocavano per strada, che crescevano così e si formavano, ma siamo nel 2022 e il mondo si è evoluto (in bene o male stabilitelo voi) per cui è necessario cercare di fornire la strutture adeguate alle scuole calcio. Al momento, e non è possibile, molte strutture sono fatiscenti e con istruttori non ben formati.

La Germania ha quasi 400 centri federali, e questo deve essere preso come un modello vincente, perchè solo in questo modo si ha la possibilità di preparare seriamente le future generazioni di calciatori italiani, seguendoli in maniera “professionale”.

In questo scenario non si può non ricordare che parecchie società professionistiche non hanno lo stadio di proprietà, e in alcuni casi anche i centri di allenamento. Queste strutture sono fondamentali per migliorare la capacità economica e di conseguenza la possibilità di investire dei club, che giocoforza sono costretti a cercare scorciatoie, puntando su stranieri che – anche grazie al decreto crescita – costano meno. Arriviamo cosi ad avere il 66% di stranieri in Serie A e se ci sono gli Abraham, Osimhen, Lautaro o Ibrahimovic, ci sono anche tanti calciatori che non apportano nulla al campionato, che potrebbero tranquillamente non essere ingaggiati.

6 –  Troppi giocatori non eleggibili per la Nazionale Italiana

In realtà il problema riguarda soprattutto i settori giovanili, perché mettere un tetto in Serie A sarebbe sciocco e anche fuori dal contesto europeo e mondiale e dalla logica di competitività.

Per questo ci concentriamo sulle giovanili, fino ad arrivare alla Primavera.

In questo momento nel nostro campionato Primavera ci sono quasi 200 giocatori che non potranno giocare con la Nazionale Italiana.

Nelle altre grandi nazioni calcistiche il numero è molto ridotto ma, come ricordavamo poco fa, questo spesso non accade per motivi tecnici ma soprattutto economici, perché importare uno straniero ha un costo minore rispetto ad un italiano.

La nostra proposta sarebbe quella di mettere un tetto di stranieri nei campionati giovanili, dove la priorità non deve essere il risultato. Assieme a questo bisogna incentivare chi punta sugli italiani o eleggibili per la Nazionale italiana.

In questo modo cadrebbero i motivi principali di un acquisto straniero, aumentando anche la competitività perché arriverebbero solo stranieri realmente di qualità, in grado anche di migliorare i nostri calciatori.

7 – Sinergia Lega-Nazionale

Si  è parlato molto della giornata precedente a questi playoff che sarebbe dovuta essere rinviata, ma molto meno delle partite di settembre, spesso decisive in questi gruppi.

Iniziando attorno a ferragosto, a settembre i nostri calciatori arrivano con poche partite nelle gambe e quindi fatichiamo, come accaduto con la Bulgaria e la stessa partita in Svizzera nello scorso settembre.

E’ abbastanza bizzarro che ne abbia parlato anche Gravina nell’immediato post partita, a conferma che il problema, ormai storico, esiste, ma non si è mai risolto.

La nostra proposta non sarebbe quella di partire a inizio agosto o addirittura in luglio, ma di giocare più partite nelle ultime due settimane di agosto.

In questa logica può rientrare anche la riforma della Coppa Italia (punto 4) in modo da avere calciatori ben rodati per le prime partite di qualificazione, visto che la competitività dei gruppi non permette quasi passi falsi.

8 – Eliminare i risultati almeno fino a 16 anni

Qui c’è solo la nostra proposta, ovvero quella di eliminare totalmente i risultati dai campionati giovanili. Può sembrare eccessivo ma a livello giovanile non dovrebbe contare.

Nell’ottica del risultato si preferisce il ragazzo forte fisicamente che possa far vincere una partita ora piuttosto che puntare su ragazzi con maggiori margini di crescita. Eliminare almeno fino a una certa età la logica del risultato potrebbe aiutare a formare calciatori.

Speriamo che alcune di queste proposte vengano seriamente prese in esame e applicate, solo allora ritorneremo a vedere costantemente l’Italia nel posto che ha sempre avuto nel panorama calcistico mondiale sia a livello di Nazionale che di club.

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