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Mkhitaryan ed il calcio nell’ex impero sovietico

Fantapazznews dà seguito alla rubrica del nostro partner assocalciatori.it riportandone il seguente articolo: “Globall”.

La finale di Baku tra Arsenal e Chelsea di Europa League non vede in campo il campione armeno dei “Gunners” Henrikh Mkhitaryan.

Il calciatore, considerata l’endemica tensione tra Azerbaigian ed Armenia, divise da reciproche rivendicazioni territoriali che risalgono agli inizi del ‘900 e dalla religione (azeri musulmani/armeni cristiani), teme per la propria sicurezza e dunque preferisce non partire nemmeno.

Si tratta di tensioni secolari ed irrisolte che, va precisato, in ambito sportivo nascono solo dopo la disgregazione dell’URSS avvenuta nel 1991 in quanto, durante tutto il periodo precedente, il calcio nell’allora unione delle repubbliche socialiste viene gestito con sovietica ed intoccabile disciplina: il “sistema” esclude con fermezza dal campo di gioco qualsiasi rivendicazione territoriale, etnica o religiosa ed invece, accanto alle grandi storiche di Russia (Spartak, Dynamo, CSKA e Torpedo Mosca) ed Ucraina (Dynamo Kiev ed in parte Shakhter Donetsk), favorisce in qualche modo l’emersione di club, generalmente uno per ciascuna repubblica, che siano in grado di rappresentare e coagulare il tifo e le ambizioni sportive della popolazione locale.

Nell’allora Vyssaia Liga, la Prima Divisione sovietica che si disputa per 54 edizioni dal 1936 al 1991, finiscono quindi per trovare spazio realtà, spesso ma non necessariamente ancora in auge, che oltre ad aggregare la tifoseria dei singoli territori dello sterminato ex impero sovietico, riescono anche ad interrompere l’ininterrotto dominio della squadre di Mosca e Kiev: per la Georgia si distingue la Dynamo Tbilisi (51 presenze in Vyssaia Liga, 2 titoli di campione, 2 coppe nazionali ed 1 Coppa delle Coppe), per l’Armenia l’Ararat Erevan (33 presenze, 1 titolo e 2 coppe), per la Bielorussia la Dynamo Minsk (33 presenze, 1 titolo).

Vengono alla ribalta, pur senza vincere titoli o coppe, anche territori più periferici, almeno calcisticamente parlando: per l’Azerbaigian si distingue il Neftchy Baku (27 presenze in Liga), per il Kazakhstan il Kairat Almata (25 presenze), per l’Uzbekistan il Pakhtakor Tahskent (23 presenze), per la Lituania lo Zalgiris Vilnius (11 presenze) e per la Moldavia il Nistru Chisinau (11 presenze).

E prima della caduta del muro e della dissoluzione dell’impero, viene rappresentato anche il Tajikistan, remota repubblica che confina con Afghanistan, Pakistan e Cina, che schiera nelle ultime tre edizioni della Vyssaia Liga un club della capitale Dushambe che porta il nome dell’altopiano di 4.000 metri che lo sovrasta: il Pamir.

Il calcio nell’URSS, davvero altri tempi.

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