L’Empoli ha presentato il nuovo allenatore Zanetti. Corsi introduce il nuovo mister alla nuova avventura.
Prende parola prima il presidente Fabrizio Corsi: “Vent’anni fa alcuni di voi (rivolti ai giornalisti, ndr) erano ragazzini, ora siete diventati uomini. La domanda è se vi sareste aspettati che questo giovane proveniente da Vicenza, di belle speranze, arrivato da calciatore, potesse diventare un giorno l’allenatore dell’Empoli. C’era da capire anche se io fossi ancora il presidente perché mi è capitato di discutere con qualcuno. A quei tempi dicevo che in un paio d’anni avrei smesso di fare il presidente, invece non è stato così. Zanetti ha i contenuti sia dal punto di vista caratteriale che tecnico per darci una mano decisiva nella gestione della squadra in una stagione che sicuramente sarà più difficile, forse la più difficile dopo l’impresa della promozione e quella della salvezza. Il primo anno in Serie A si ha il vantaggio di godere dell’entusiasmo dell’ambiente e dei calciatori. Pur essendo dei ragazzi bravissimi e professionali al massimo, i calciatori – senza volerlo – il secondo anno potrebbero non esprimere il 100%. Il motivo principale del cambiamento è quello di trovare una voce nuova, un’energia nuova e contenuti nuovi perché possano creare nella testa e nelle gambe quel qualcosa per affrontare la stagione, che forse sarà la più difficile di sempre. Abbiamo raccolto gli aspetti positivi che la squadra ha espresso e ci siamo chiesti dove poter migliorare. Analizzando i numeri, abbiamo visto che si può fare meglio. E’ facile capire dove l’Empoli possa migliorare. Siccome sono ragazzi di grandi serietà, mi piace pensare che tutti loro possano avere margine di crescita. Ovviamente la scelta di metodi nuovi, di idee nuove e di una voce nuova che abbiamo riconosciuto in Zanetti possa essere lo strumento migliorare per perseguire i nostri obiettivi. Noi l’abbiamo seguito in questi anni, ci siamo affrontati da avversari e ci eravamo già fatti un’idea. Da tutto ciò ne è nato questo discorso e credo che quello che ho detto sia sufficiente”.
Per Corsi: volevate Zanetti anche l’anno scorso? Quanta voglia c’era di avere proprio lui?
“L’anno scorso avevamo Dionisi, non c’era possibilità di dare continuità, lo sapete, e abbiamo pensato ad Andreazzoli. Alla fine abbiamo avuto ragione, siamo contenti di ciò che abbiamo fatto. Abbiamo dato continuità al fatto di essere propositivi sul piano del gioco. L’anno scorso però non abbiamo pensato a Zanetti. Ora guardiamo avanti. Inutile stare a guardarsi allo specchio. Concentriamoci sulle cose da migliorare, a cominciare da me e il direttore Accardi. Questo è un messaggio che darò ai giocatori quando li accoglierò: bisogna concentrarsi su cosa manca per migliorare il 10% da colmare. Il segreto dell’Empoli è quello”.
Per il direttore sportivo Pietro Accardi: giocatori come Vicario, Viti, Parisi, Bajrami possono essere tenuti?
“Noi abbiamo le idee chiare sul mercato, come sempre. Abbiamo fatto un investimento importante, di questo ringrazio il presidente perché non è scontato: comprare un portiere come Vicario per una cifra importante. L’abbiamo fatto perché vogliamo tenerlo. Ma è chiaro che non dobbiamo perdere la nostra forza: puntare sui giovani e prendere in considerazione offerte importanti per questi ragazzi. Vicario è un portiere dell’Empoli e non abbiamo intenzione di cederlo”.
Cominciano le domande per Zanetti: cosa ti ha spinto ad accettare il progetto Empoli?
“Sono passati vent’anni, oggi sono cambiate tante cose ma resta per me un grande onore vestire la maglia dell’Empoli. Proverò a guidare questa squadra con cuore e passione, portando la mia persona e la mia filosofia. Io sposo in pieno la filosofia tecnica del club. Il presidente è stato chiaro su ciò che vuole da me, prima di tutto c’è da salvare la squadra in un campionato difficile. Ho grande stima per Andreazzoli, gliel’ho detto di persona, per noi giovani è un punto di riferimento. Mi lascia una bella eredità, anche se la squadra cambierà pelle. Io devo ringraziare presidente e direttore che hanno creduto in me. Con Accardi si è creato un feeling importante, vediamo il calcio alla stessa maniera. Il campionato sarà difficile, ogni stagione è a sé quindi è inutile fare paragoni. L’Empoli lotta per l’obiettivo salvezza, ma non solo. E’ esattamente questo il motivo per cui anch’io ho scelto l’Empoli, in un minuto: è bastato poco, nonostante avessi in ballo altre situazioni. Il motivo principale è che l’Empoli vuole arrivare all’obiettivo mediante una filosofia precisa di calcio propositivo, all’interno della quale i calciatori possano divertirsi e valorizzarsi. Questo è ciò che so fare, per cui non ho avuto dubbi su questa scelta”.
E’ anche uno stimolo per la tua carriera arrivare in un ambiente che ha entusiasmo?
“Io ho una qualità importante: quando cado mi rialzo migliorato e avvelenato. Mi è già capitato ad Ascoli, poi sono andato a Venezia e ho fatto la storia in mezzo alla diffidenza dell’ambiente. Un piccolo pensiero voglio dedicarlo anche ai tifosi del Venezia perché l’anno scorso per rimanere ho fatto una scelta che dimostra quello che sono, prendendo la via più difficile. E l’ho fatto anche quest’anno. Un allenatore della mia età deve potersi esprimere, deve cadere e migliorare. Io mi sento migliorato dopo lo scorso anno. E’ la stessa cosa che vorrei fare qui. Ho un vantaggio, qui ci sono stato tre anni da calciatore e conosco bene l’ambiente. Non mi servirà tanto per integrarmi. La città è meravigliosa, abitata da persone straordinarie. Io nel tempo ho mantenuto i rapporti qui. L’Empoli nel tempo ha sempre fatto bene. Per una società così ci può stare avere difficoltà a restare in Serie A, ma l’Empoli ha fatto cose straordinarie per merito del presidente. Fare 14 anni in Serie A è davvero tantissimo. Sono motivato a dare continuità a questo”.
E’ preoccupato per questa stagione diversa dalle altre con lo stop in mezzo?
“E’ una stagione anomala che metterà a dura prova i preparatori atletici. Ci sarà una seconda preparazione in quei 52 giorni di stop per il Mondiale. Le forze vanno calibrate diversamente, ma è una cosa nuova per tutti. So di avere uno staff di altissimo livello, che sta già lavorando duro. Porterò alla squadra un servizio d’alto livello, non sono preoccupato. Il nostro obiettivo è proporre un calcio di un certo tipo, avere continuità nel tempo e dare sempre l’impressione di essere squadra. Sono degli obiettivi non scontati, difficili, specie quando si va ad amalgamare una squadra. Gran parte dei ragazzi resterà, qualcuno andrà via, qualcun altro arriverà e noi dobbiamo creare un gruppo dotato di grandissima mentalità da cui non si può prescindere. Bisogna andare sempre a cento all’ora”.
Quale sarà il marchio di fabbrica di Zanetti?
“Tutte le mie squadre sono state squadre molto aggressive. Ci tengo tanto all’organizzazione, difensiva e offensiva. E’ importante fare un calcio propositivo, ma non significa tralasciare altre cose. Io cerco di lavorare su tutti gli aspetti, comprese le palle inattive. Fase offensiva, difensiva, l’equilibrio, la mentalità, i rapporti con l’esterno: ci sono tantissime sfaccettature e non se ne può abbandonare nessuna. Ciò che mi interessa è che la squadra abbia un’identità chiara, ma questo non vuol dire fossilizzarsi su un solo sistema. Sicuramente lavoreremo con una difesa a quattro e un centrocampo a tre, ma per l’attacco vedo un calcio dinamico, imprevedibile. Abbiamo dei calciatori che si sposano perfettamente, il primo che mi viene in mente è Bajrami che spero che rimanga con noi perché secondo me ultimamente ha adottato una posizione in cui ha fatto molto bene ma le migliori cose le può fare sull’esterno. Quello che mi interessa è mettere i calciatori in posizioni a loro congeniali, è il mister che deve adattarsi alle loro caratteristiche. Al direttore ho chiesto calciatori duttili, che possono nell’esigenza adattarsi. Bajrami è uno di questi, Satriano è un altro ragazzo duttile. In questo senso in fase offensiva proveremo a essere imprevedibili”.
Domanda per il direttore sportivo Accardi: cosa l’ha portata a restare qui?
“Non nascondo che quest’anno ho avuto delle richieste e il presidente ne era a conoscenza. Ma la mia priorità è sempre stata quella di rimanere all’Empoli e di parlare con Corsi del progetto. Non appena l’ho fatto non ho avuto nessun dubbio. Penso che qui si possa ancora crescere. Sono un ambizioso e della mia ambizione ne usufruisce anche la società. Voglio continuare a fare bene qui. Rispetto allo scorso anno siamo già abbastanza avanti sul mercato perché l’80% della squadra è fatta. Abbiamo fatto cinque innesti, ma vediamo da qui in avanti cosa succederà. Noi nella costruzione della squadra siamo in contatto continuo con l’allenatore. Ci manca una mezzala e poi un centrale difensivo e due seconde punte che possano giocare sia a due che fare gli attaccanti esterni”.
Tornano le domande per Zanetti: che calciatori hai trovato? E l’ambiente?
“La stagione inizia domani, oggi pomeriggio incontrerò una buona parte dei ragazzi individualmente. In questi due giorni vedrò tutti, ora non so rispondere. L’ambiente invece è cambiato molto, a cominciare dagli spogliatoi, dai campi, dal centro sportivo di Monteboro che è qualcosa di unico. Se le cose vanno bene è merito anche delle strutture che la società mette a disposizione. L’Empoli è all’avanguardia in tutto, dalla prima squadra al settore giovanile. Tutto questo è di grandissimo stimolo, non ci manca niente per dare sempre il 100%. Questa è la pretesa che giustamente ha la società verso di me e che io ho nei confronti dei calciatori. Si può sbagliare qualche passaggio, ma non si può sbagliare la mentalità”.
Com’è nato il feeling col direttore Accardi?
“Il feeling nasce quando ci si incontro, si fa una chiacchierata e ci si trova sulla stessa linea. Io sono ambizioso. Alleno da 5-6 anni e sono comunque l’allenatore più giovane della Serie A, dopo aver fatto tutte le altre categorie. Il presidente vuole di fianco a sé persone ambiziose. E per ambizione non s’intende utilizzare l’Empoli per andare chissà dove, ma portare l’Empoli il più in alto è possibile. Alla base c’è il lavoro, le cose non arrivano a caso. Il feeling nasce dalla mentalità: abbiamo la stessa mentalità io e il direttore”.
Paolo Zanetti allenatore come farebbe giocare il Paolo Zanetti calciatore?
“Non avevo delle caratteristiche che piacciono a me nei giocatori. Sono sempre stato un portatore d’acqua, ho fatto molto per quelle che erano le mie reali potenzialità. Ho fatto 6 anni di Serie A, poi la Serie B in una miriade di infortuni. Io sono sempre stato il top nel lavoro sul campo. La mentalità di cui parlavo prima può far fare ai calciatori degli step che neanche loro immaginano”.