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Bologna-Salernitana: Mihajlovic e Schouten in conferenza stampa

La vittoria in rimonta contro lo Spezia ha riportato sui binari corretti il Bologna, ma Mihajlovic non è contento di quanto fatto.

Mihajlovic e Schouten sono intervenuti in sala stampa per presentare la sfida alla Salernitana.

La partita con la Salernitana è importante, non bisognerà staccare il piede dall’acceleratore…
“Settimana scorsa ho detto che guardo sempre il lato positivo delle cose e ora non posso che confermarmi. Rimango positivo, come sono sempre stato, sapendo che andiamo a giocare in una città stupenda come Salerno, dove Sabatini ha fatto un lavoro stupendo. A me piace la gente del sud e spero che la Salernitana si salvi, vincendo tutte le partite ma partendo da dopodomani. Loro andranno in campo e si giocheranno la vita, faranno di tutto per portare a casa il risultato in un ambiente caldo a cui non siamo più molto abituati a causa della pandemia. Dobbiamo essere bravi a rimanere calmi e concentrati, per non sbagliare il fattore A-I-C (atteggiamento, intensità e concentrazione). Noi stiamo uscendo da una situazione difficile e dobbiamo confermarci. Abbiamo meno tempo per preparare la partita ma quando si vince l’entusiasmo fa crescere la fiducia. Sappiamo di poterli mettere in difficoltà”.

Si aspettava da un ragazzo che tornava dopo tanti mesi che riuscisse a trovare così presto la continuità?
“A lui manca il ritmo partita, ma so che è un ragazzo intelligente. Ho sempre detto scherzando che lui è la nostra lavatrice ed è quello che sta fcendo. Da lui però mi aspetto un salto di qualità ulteriore. Da lavatrice deve diventare professore, il cervello di questa squadra. Sta migliorando la condizione fisica e la fiducia, quindi mi aspetto che partita dopo partita vada sempre meglio”.
Schouten: “Non mi aspettavo di giocare subito 90 minuti, ma stavo bene quindi abbiamo scelto di provarci. Soprattutto all’inizio ho trovato tanta diffioltà perché fisicamente facevo ancora fatica, ancora adesso dopo una partita sento di aver bisogno di un giorno in più per recuperare ma sul campo sto ritrovando fiducia e penso di poter fare ancora meglio”.

Contro lo Spezia avete ritrovato una cifra caratteriale importante…
“Molti si soffermano sul risultato, ma è più importante la mentalità in cui ci si arriva. Non è stato facile, ma siamo riusciti a ritornare a fare quello che facevamo prima e in questo senso i ragazzi sono stati bravi. Colgo poi l’occasione per ringraziare i tifosi, che ci hanno aiutato tanto. Hanno fatto capire a noi e ai giocatori che sono con noi, ci hanno supportato il giorno prima della partita e durante tutta la partita. E’ stato utile anche il confronto costruttivo che c’era stato in settimana con altri tifosi che ha stimolato i ragazzi. I tifosi ci hanno trasmesso coraggio”.

Come ha visto Arnautovic in questi giorni?
“Sta bene e si allena bene. Ha fato due gol e mi aspetto che continui così. Barrow invece ha preso le botte, cosa positiva perché vuol dire che sei forte e ti danno le botte per fermarti”.

Per Schouten: Le differenze tra giocare con Barrow di fianco o con Svanberg?
“Sono due giocatori diversi, Soriano è più offensivo di Svanberg e mi trovo bene con entrambi”.

Medel e Svanberg rientrano, cosa cambia dal punto di vista tattico?
“Non cambia niente, abbiamo semplicemente due giocatori in più. Ci daranno più soluzioni per i cambi, visto che le regole ci impongono di far giocare 11 giocatori e 5 cambi, quindi quelli che sono in panchina devono farsi trovare pronti. Tutti hanno dato un contributo alla scorsa vittoria e deve accadere lo stesso”.

Binks ha giocato sempre bene, se lo aspettava?
“Se uno si allena bene e si comporta bene in preparazione, non mi sorprende che faccia bene in partita”.

Ha letto l’intervista di Sabatini di questa mattina? Ha detto che lei avrebbe bisogno di una squadra da 60/70 punti per non rischiare di cadere nel grigiore.
“A Walter mi lega una profonda amicizia, e il bello dello sport è che nel percorso si possano incontrare delle persone così belle. Io spero che questo salto si possa fare anche con il Bologna, una città e una società dove sonno stato e sto benissimo. Ora rimane l’obiettivo parte sinistra della classifica, poi quello che succederà in futuro non ve lo so dire. Mi piacerebbe vincere qualcosa da allenatore, certo. Io oggi però sono allenatore del Bologna devo dare il massimo per questo. Serve equilibrio interno, come nella vita. La delusione di una sconfitta dura di più della felicità per una vittoria, ma bisogna gestire bene quell’equilibrio interiore che deve essere più forte di ogni evento esterno. Se non avessi avuto questo equilibrio non avrei superato le difficoltà a cui mi ha messo di fronte la vita”.

Per Schouten: Come hai passato i quattro mesi lontano da Bologna? Da quando sei arrivato qui, qual è il fondamentale in cui seri cresciuto di più?
“E’ stato difficile, seppur avevo vicino la mia famiglia. Ho lavorato tanto la soprattutto in palestra e mi è servito tornare in Olanda. Ho preso due settimana in più per essere sicuro di tornare più forte di prima. Credo di essere migliorato tanto nel recupero del pallone e nell’abbassarmi per aiutare la difesa da quando sono arrivato qui. Da piccolo avevo avuto un problema di salute molto grave, molto più pesante di quest’ultimo”.

Dal punto vi sta caratteriale lei e Nicola siete due che la scintilla la date sempre…
“Io non mi sento solo uno che fa le scintille, mi sento un allenatore molto più completo. Io sono uno che cerca di instaurare un buon rapporto con i giocatori, che sono liberi di fare tutto quello che dico io. Qui ma non solo ho sempre avuto un bellissimo rapporto con i giocatori. Anche Nicola è un allenatore di carattere, io però posso parlare per me”.

Invecchiando le prospettive possono cambiare, lei è ancora quel Sinisa che disse “se devo lottare per il decimo posto resto in famiglia”?
“Si sono ancora quel Sinisa, ma sono intervenuti degli eventi che hanno cambiato il mondo. Io sono ambizioso, sono fatto così, però non sono nemmeno sprovveduto. Cerco di capire i momenti e di adattarmi. Dopo la malattia sono cambiato dal punto di vista riflessivo, anche se ogni tanto esce quell’ignoranza”.

Nel frattempo la guerra è cominciata per davvero, cosa vuol dire far convivere il calcio con il dramma che si sta vivendo?
“Ho letto una frase che diceva quando la guerra si fa tra i ricchi sono i poveri a morire. Io sono convinto che la guerra non possa e non debba essere l’unico modo per risolvere i problemi. Ricordo quando c’era la guerra nel mio paese, vincevo la Coppa dei Campioni e c’era la guerra, quando ho vinto il campionato con la Lazio bombardavano il mio paese. Questi sono i veri problemi. Io ricordo che quando giocavo era l’unico momento in cui non pensavo alla guerra e a quello che stava succedendo, solo in quei momenti ero felice. Non è facile riuscire a estraniarsi dai problemi, però. Quello che mi ha dato fastidio è che quando c’è una novità, una guerra, se ne parla tutti i giorni, ma spesso succedere che dopo un mese finisce per non parlarsene più. Tutti dobbiamo cercare di dare un contributo, e sperare che sia una cosa che finisca presto, perché è una cosa più grande di noi”.

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