Spalletti in conferenza stampa di presentazione alla gara contro la Fiorentina parla del momento che potrebbe diventare delicato dopo la debacle in Europa:
“Di solito si fa così dopo qualsiasi partita: si vanno a toccare tutti i tasti, si fanno delle analisi in base a quello che è successo e poi si va ad analizzare le due fasi della squadra avversaria, cercando di dare indicazioni. In questo momento le indicazioni sono delle sintesi perché c’è poco tempo per scavarci dentro. Ma la squadra ha una sua identità e diventa facile prendere le indicazioni che si danno”.
Questa è la partita più impegnativa dall’inizio della stagione?
“In una partita non si dà mai nulla per scontato. Di scontato c’è solo ciò che è accaduto dopo il fischio dell’arbitro. Quello che è successo contro lo Spartak è l’evidenza del confine sottile tra l’avere il pieno dominio e subire una partita totalmente. La qualità che si cerca di individuare in una squadra è la forza, ma i comportamenti dentro gli episodi pure fanno il risultato. La Fiorentina è una grande squadra. Era più una sorpresa quando gli anni scorsi non riusciva ad essere nelle zone nobili della classifica che ora che c’è. La Fiorentina è un grande club, per me non è una sorpresa questa di quest’anno. Ora è allenata molto bene, Italiano ha fatto vedere di saper fare questo lavoro andando a imporsi al primo anno: un conto è allenare lo Spezia e un conto è allenare la Fiorentina”.
Miglior allenatore del mese per la Lega per spettacolo ed efficacia del suo Napoli.
“Bisogna portarlo negli spogliatoi, non posso tenerlo io se le qualità sono queste (ride, ndr). Lo condivido con la squadra, la società e tutti quelli che lavorano che mi fanno trovare la roba piegata ed asciutta, c’è sempre una seconda squadra dietro”.
Si allena l’istinto del killer o viene da sé?
“Fa un po’ parte dei ragionamenti in generale. In fondo al campionato chi ha saputo gestire meglio certi episodi e certi atteggiamenti che passano a volte all’improvviso nel campo di gioco: sia quello di una reazione, di saper girare in porta un pallone che viene da una deviazione. Bisogna farsi trovare pronti. In questi episodi si fanno i complimenti a Osimhen visto che dopo quell’espulsione col Venezia non ha mai avuto più una reazione del genere. Gli si dice bravo perché ha capito che è un comportamento che non deve avere. Poi farsi trovare al posto giusto dopo una deviazione è istinto del calciatore. Si parla delle qualità di Osimhen, ma a volte però deve essere capace di farsi trovare nel punto giusto invece che rincorrere il pallone”.
Quanto Spalletti c’è in questo Napoli?
“Ho avuto la fortuna di aver allenato in qualche piazza importante ed esser stato a contatto con situazioni simili. A volte quando inizi non sai che direzione prende la cosa nella gestione, io però ho già allenato, la direzione l’ho già presa. Qui ho una squadra che anche negli anni precedente ha fatto bene, seppur tra alti bassi. E’ una squadra che conosce il comportamento di una big. La Fiorentina questo lo doveva imparare e Italiano gliel’ha insegnato in poco tempo. La Fiorentina viene addosso forte, viene a prenderti palla, ti sfida. Ha vinto tante partite, diverse fuori casa. Ho visto fare alla Fiorentina con l’Inter un primo tempo perfetto, da grande squadra”.
Convocherà Ghoulam?
“Sì, viene con noi. Devo dire che sta bene? Se lo porto vuol dire che sta bene, è a disposizione”.
A gennaio ci sarà la Coppa d’Africa: trova che sia regolare un torneo che toglierà al Napoli 4-5 giocatori nella fase cruciale della stagione?
“Sono d’accordo, ma su questo c’è una partita aperta di De Laurentiis che mi vede totalmente al suo fianco. Io non spendo soldi pagando questi calciatori, lui sì. E ha ragione quando dice che le nazionali a volte devastano i club. Noi dobbiamo gestirla questa stagione in una maniera o in un’altra, ci sono diverse insidie. Avendo fatto dei calcoli e la possibilità di rimetterci mano, siamo convinti che ci sarà sempre un Napoli attrezzato per combattere con tutti”.
Ha chiare le gerarchie tra i pali tra Meret e Ospina?
“Sono due portieri forti. Quando ci sono due calciatori forti, a uno gli si fa posto nella postazione vicina. In questo caso non si può fare perché due portieri non si possono far giocare. Si rischia di andare a penalizzare quello che non viene scelto. Ci saranno dei momenti in cui la condizione può salire o calare e prendo in considerazione l’eventuale novità. Sennò è sempre il campo, quello che loro fanno a darmi le indicazioni, mettendoci anche qualche punto di vista. Sono due portieri fortissimi”.
Come sta Mertens?
“Mertens è a posto. Io avevo fatto delle valutazioni per farlo giocare un po’ contro lo Spartak, poi lo scorrimento della partita ha ribaltato i calcoli, è venuta fuori una partita differente e quindi ho utilizzato qualche altro calciatore che non avrei voluto usare per riprendere il risultato”.
Di nuovo sul k.o. rimediato con lo Spartak Mosca.
“Se una squadra è più forte di te bisogna accettarlo e dirgli bravi. In questo caso l’avversario era alla portata, per cui un po’ di dispiacere per non aver esibito il meglio di noi stessi c’è. Ma sono prese di coscienza che ci fanno crescere anche sotto l’aspetto dell’uomo oltre che su quello sportivo”.
E’ favorevole alla VAR?
“Quando c’è un episodio in area di rigore e sono a vedere la partita, mi giro verso chi mi sta accanto e mi chiedo se il rigore c’è o no. La VAR viene così invocata. E’ un’evoluzione della classe arbitrale, è corretto che ci sia. E’ giusto che il VAR intervengo, se si legge il regolamento è tutto abbastanza chiaro. Poi ci sono alcuni episodi sottili in cui si buttano dentro tutti, ma è una cosa bella quella del VAR”.
La partita con la Fiorentina che pressa alta può essere buone per Osimhen: come crede di esaltarlo?
“Ci sono sempre delle soluzioni quando qualcuno tenta di crearti problemi. Ci vuole personalità. Noi dobbiamo avere il coraggio di affrontare i problemi, senza cercare degli alibi. Non bisogna sempre dare la colpa a qualcun altro. Se loro ci vengono forte addosso noi dobbiamo giocare palla veloce e precisa. Gli attaccanti devono capire quando dare una mano, venire incontro perché c’è bisogno di aiuto quando ti vengono a prendere velocemente e non ti danno tempo. Dopo aver trovato uno scarico è un’altra cosa, ma finché la palla non si è buttata addosso all’attaccante e lui non è stato bravo a proteggerla, poi metterla nello spazio e pulirla diventa difficile”.
Koulibaly ha detto che forse eravate già con la testa alla Fiorentina durante la partita con lo Spartak.
“I calcoli che avevo fatto io sono stati ribaltati. Io potevo farli perché era a bocce ferme, mentre non si gioca. Non bisogna pensare alle partite dopo mettendo meno nella partita che sta giocando perché poi il risultato non condiziona niente. La Fiorentina sarebbe rimasta forte anche se avessimo vinto giovedì. Ora tutti vanno a cercare la rottura dell’incantesimo. Non si tratta di che squadra ha fatto Cappuccetto Rosso, si tratta di essere una squadra forte o no. Il Franchi è come lo stadio Diego Armando Maradona, mi dicono che ci sarà un’affluenza importante. Trattasi di essere tosti o non tosti”.
La chiosa voluta da Spalletti.
“Visto che non me l’avete chiesto, faccio da me e dico una cosa. Tifosi fiorentini e napoletani possono insultarsi quanto gli pare, ma devono sapere che sono gemellati dall’amore e la passione per la propria squadra. Fiorentina e Napoli sono tifate quasi al 100% dalla propria città e questo non dipende da loro, è un loro destino, nascono così i fiorentini e i napoletani. Cercare di indirizzare la passione verso un nemico immaginario è uno spreco oltre che una cosa grave, molto grave. La passione si combina solo con l’amore, se qualcuno cerca di deviarla nell’odio questo diventa inutile e distruttivo per sé stesso, si disperdono delle energie da mettere a disposizione della propria squadra”.