Mihajlovic presenta la trasferta di Crotone parlando di come Palacio sia un esempio per gli altri, della continuità di Soriano, degli alti e bassi di Orsolini e delle conferme che sta dando Svanberg.
Preferisci guardare ancora dietro?
“Sì, quello è il nostro obiettivo. Poi dopo che saremo salvi vedremo ciò che potremo fare”.
Domani sarà importante non sbagliare di nuovo l’atteggiamento mentale.
“A me il risultato non interessa, interessa la prestazione e poi il risultato. Nelle partite negative ciò che è mancato è stato l’atteggiamento mentale e quello su cui batto è questo. Abbiamo la nostra identità e i nostri principi, ma vanno accompagnati da un atteggiamento mentale alto. Se non abbiamo questo atteggiamento sappiamo ciò che succede. Il Crotone è nella stessa situazione nostra di due anni fa, se andiamo lì sicuri di vincerla la perdiamo… E poi ora con Cosmi sarà una battaglia, noi dobbiamo farci trovare pronti per quello. Il Crotone ha una squadra che gioca bene, ha giocatori che possono metterci in difficoltà e un attaccante che ha fatto 12 gol, ovvero Simy. Fare 12 gol in una squadra che ha 15 punti vuol dire avere la stessa importanza che ha Lukaku nell’Inter. Non li possiamo sottovalutare, è una squadra di tutto rispetto. Poi ci sarà un motivo se hanno 15 punti, non li faccio diventare più forti di noi, ma non dobbiamo sbagliare l’atteggiamento mentale e se questo sarà giusto avremo molte possibilità di vincere la partita”.
Che cosa manca per il definitivo salto di qualità?
“C’è bisogno di continuità. Non fare un passo in avanti e due indietro. Noi quest’anno non abbiamo mai vinto due partite di fila, ci sarà pure la prima volta… Anche se sappiamo che è difficile ci vuole costanza, continuità. Le prestazioni arrivano solo con l’atteggiamento mentale giusto. Io non voglio parlare del risultato, ma della prestazione, dell’atteggiamento. Quando c’è una grande prestazione, un atteggiamento mentale alto, viene anche il risultato. Io non ho mai chiesto ai miei giocatori di vincere: tutti noi vorremmo vincere, ma io voglio che siano concentrati sull’atteggiamento e sulla prestazione perché non puoi vincere se non sei concentrato”.
In attacco hai tante soluzioni.
“Se uno sta bene e resta fuori vuol dire che chi gioca sta meglio. Sono loro a fare la squadra… Io faccio l’allenatore, guardo durante la settimana e scelgo per come li ho visti. L’importante è che si allenino bene, poi io sono pagato per fare le scelte. L’importante è che tutti diano il 100%, sia se giocano dall’inizio sia se entrato a gara in corso”.
Palacio quando subentra incide di meno?
“Non credo, magari ha meno tempo. Lui non sbaglia mai atteggiamento, fossero tutti come lui non avrei bisogno di parlare continuamente di atteggiamento… A volte può fare meglio, altre peggio ma il suo atteggiamento è sempre al massimo”.
Potrebbe starci una sorpresa domani nell’undici titolare?
“Voi siete sempre ben informati su chi gioca. Volete che vi dico la formazione? Vi interessa solo quella…”
Soriano e Orsolini si stanno giocando qualcosa di importante in chiave Nazionale?
“Devi chiedere a Mancini, non a me. Io vorrei che tutti i miei giocatori andassero in Nazionale, vorrebbe dire che stanno lavorando bene. Soriano per continuità se lo meriterebbe, Orsolini ha un po’ di alti e bassi e per andare in Nazionale si deve dare una sveglia. Tutto dipende dalle prestazioni, spero di avere quanti più convocati è possibile”.
Gli italiani a 27-28 anni si sentono sempre giovani, gli jugoslavi a 20 anni giocano anche le finali. Esiste un limite temporale secondo cui un giovane non è più un giovane?
“Io a 20 anni ho vinto la Coppa Campioni, la Coppa Intercontinentale, due campionati e una Coppa europea, volevo già smettere… Non c’è un limite, ci sono giocatori che diventano forti a 28 anni, altri a 20. Non c’è un limite, ci sono tanti giocatori esplosi a 28 anni. Bruno Fernandes, ad esempio, è stato a Novara, a Udine, alla Sampdoria ed era un giocatore normale. Poi è andato a Manchelster per 80 milioni e oggi è il giocatore più importante che hanno. Io sono un allenatore a cui piace far giocare i giovani, se io in un giovane intravedo potenzialità lo faccio giocare”.
E’ bello far crescere i giovani, ma quelli bravi è bello anche tenerli. Cosa potrebbe accadere a giugno?
“Non lo so. E’ una domanda che dovete fare alla società, io alleno i giocatori che la società mette a disposizione. Cerco di farli crescere, il lavoro mio è fatto così e per questo è molto stimolante. Penso alla partita di domani e a tutte le altre che rimangono”.
Svanberg è definitivamente decollato?
“E’ ancora presto per parlare. Ha ottime qualità e dopo tre anni è iniziato a sbocciare, ma ci sono voluti tre anni. Spero che adesso possa migliorare sempre di più. Tre anni fa si vedeva che aveva qualità, ma non c’era continuità. E’ un processo che ha bisogno di tempo: alcuni crescono prima, altri dopo, altri mai, ma dipende da loro. Sono contento per quello che sta facendo”.
Tra te e Cosmi domani un derby tra chi urla di più?
“Perché io mi arrabbio? Mi arrabbio quando c’è da arrabbiarsi. Poi non so il suo atteggiamento”.