Alessandro Favalli, uno dei primi giocatori contagiati dal COVID-19, milita nella Reggiana ed ora che sta meglio, ha deciso di raccontare la sua esperienza alla gazzetta dello sport.
Per prima cosa precisa che il peggio è passato dopo i primi sintomi e la febbre e la successiva positività al tampone che gli ha fatto prendere coscienza di come tutti siano a rischio.
L’esperienza di Favalli
Risalgono a Lunedì scorso i primi sintomi quando è salita la febbre unita a raffreddore, mal di testa e bruciore agli occhio, ovvero i classici sintomi influenzali.
Non appena avvertiti i sintomi – racconta Favalli – ha avvisato tutti i partecipanti di una cena di famiglia a cui aveva preso parte qualche giorno prima. La preoccupazione è salita nel momento in cui tutti gli altri avvisavano gli stessi sintomi. Tutti il tampone e tutti positivi tranne uno.
Ora la situazione è sotto controllo e pur essendo isolato è continuamente monitorato al telefono.
Chiude dicendo che in queste circostanze fa molto piacere sentire la vicinanza non solo della squadra e degli amici, ma anche di avversari e di tifosi avversari. Nessuno è un supereroe e lo stop del calcio è diventato ormai una necessità. Il rischio di contagio è troppo elevato e può avvenire ovunque, anche in un campo da calcio, quindi non si può far finta di nulla, meglio fermarsi.