Quando nacque il Napoli dei «titolarissimi», sembrava di trovarsi in un’epoca lontana, in bianco e nero: bastava ricordare i nomi per ricostruire quella squadra. Con il passare delle stagioni, le mode ritornano, e così, allontanandosi un po’ dal Mazzarri del 2011, Conte ha costruito una squadra a sua immagine e somiglianza. E la storia continua…
Il rilancio di Sarri
Maurizio Sarri ha dato nuova vita al concetto di bellezza calcistica, ma gli è stato negato il riconoscimento che meritava, a causa di eventi che restano nella memoria. Come i bambini degli anni ’60 che cantavano i nomi dei loro idoli, quel Napoli si schierava così: Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik; Callejon, Mertens, Insigne.
Il tricolore di Spalletti
La gloria recente è impressa nella memoria di una città che ha atteso 33 anni per uno scudetto, conquistato da Spalletti con un calcio coinvolgente e dinamico: Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Mario Rui; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvara. In quell’epoca, il sistema di gioco è cambiato, permettendo a Spalletti di ampliare il concetto di «titolarissimi» e di utilizzare più giocatori nelle rotazioni, tra cui Olivera ed Elmas.
Il “Conte style”
Dopo sette partite, il Napoli di Conte ha ritrovato Lukaku al centro dell’attacco, accolto da McTominay, che sembra già parte del gruppo. Il Napoli viaggia verso un’idea camaleontica, alternando difese a 3, 4 o 5. Se Meret fosse in campo, sarebbe lui il titolare, ma la formazione potrebbe essere: Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Olivera; Anguissa, Lobotka, McTominay; Politano, Lukaku, Kvaratskhelia. Un modello da adattare in base all’andamento delle partite.
Verso il futuro
Attualmente, senza coppe europee e necessità di rotazioni, il Napoli continua a schierarsi con gli stessi undici, senza modifiche. Dallo 0-0 contro la Juventus al 2-0 sul Monza e al 3-1 sul Como, la formazione non è cambiata. Finché una squadra vince e guida la classifica, non c’è motivo di ritoccarla.